Facciamo alcuni esempi addizionali ai tagli proposti, ancora oggi pubblicati. Taglio di 100 mln € per la dotazione dell’Assemblea regionale, in modo che il costo per il suo sostentamento sia di poco superiore a quello del Consiglio regionale della Lombardia (quindi 64 rispetto a 55 mln €). Taglio di tutte le auto blu della Regione e dei Comuni (diminuendo i trasferimenti), con un articolo da inserire nella Legge di Stabilità, il quale disponga che tutti gli enti pubblici della Regione non possano avere né auto blu, né bianche, ma debbano utilizzare obbligatoriamente ed esclusivamente i taxi.
Taglio degli stipendi dei dipendenti regionali, riportandoli a quelli dei dipendenti statali (circa un terzo in meno). Contributo di solidarietà sulle pensioni regionali, pari alla differenza con quelle degli statali.
Al riguardo, continua a permanere lo scandalo del segretario generale dell’Ars (non importa come si chiami), che va in pensione a soli 57 anni, contro i 66 per tutti gli altri dipendenti pubblici, con una buonuscita di 1,5 mln € e una pensione annua di circa 500 mila €. Sembra strano che non si è levata una voce da parte dei sindacati, né delle organizzazioni imprenditoriali, e neppure, vedi caso, dei grilletti. Tutti conniventi?
Vi è poi da fare un taglio nella sanità: 400 mln € di farmaci in più rispetto alla media nazionale e almeno 400 mln € dall’efficientamento (brutto neologismo) delle Aziende ospedaliere e delle Asp.
Al riguardo, abbiamo notizia che una Fondazione sta riunendo i soggetti che operano nella sanità e le associazioni dei consumatori, per proporre un ricorso all’Autorità garante per la concorrenza ed il mercato, affinché accerti se la sanità pubblica si trovi in posizione dominante rispetto a quella privata, con ciò violando il principio di concorrenza e, contestualmente, il diritto dei cittadini di scegliere dove farsi curare meglio, indipendentemente dal fatto che la struttura sanitaria sia pubblica o privata.
Se tutto ciò diventerà effettivo, la Regione non potrà più mettere un tetto massimo né alla sanità pubblica né a quella privata, perché saranno gli ammalati che, scegliendo le migliori strutture, orienteranno il flusso dei Drg (le fatture delle prestazioni sanitarie), con la conseguenza che le migliori e le più efficienti fattureranno di più, mentre i raccomandati e gli incapaci saranno inesorabilmente messi alla porta.