Le cifre sono da bollettino di guerra. Per le piccole e medie imprese artigiane che hanno ancora il coraggio e la forza di rimanere e produrre in Sicilia, il 2012 è stato un annus horribilis. In 6.195 hanno chiuso i battenti, a fronte di 5.131 nuove iscritte, facendo registrare un saldo negativo pari a -17,17% e un poco confortante tasso di crescita annuale del -1,20%. I dati sull’ecatombe delle imprese sono stati forniti dall’Ufficio studi di Confartigianato, che ha pure elaborato un Indice della qualità della vita dell’impresa, una misura sintetica che valuta la capacità di ciascun territorio di mettere a disposizione degli imprenditori il miglior contesto possibile dove operare con la propria azienda. Tale misura prende in esame alcuni indicatori: imprenditorialità, mercato del lavoro, fiscalità, concorrenza sleale del sommerso, burocrazia, credito, tempi della giustizia, infrastrutture. La Sicilia è tra le tre regioni italiane con il contesto per l’impresa più difficile. (
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