La Cancellieri ieri è stata a Strasburgo per spiegare il Piano per iniziare un percorso che, nel giro forse di un decennio, dovrebbe portare a soluzione l’enorme problema delle carceri. Ne scriveremo nei prossimi giorni.
Il tempo indicato è così lungo perché non abbiamo un vero governo e una vera maggioranza, dal momento che in Italia non si fa una politica alta che abbia come pilastri la decisione e l’azione. Qui da noi tutto prende tempo e perde tempo, mentre si dovrebbe agire con tempestività, come accade in altri Paesi che, proprio per la loro azione politica alta, non hanno subito la recessione come l’Italia.
Il problema delle carceri ha due cause: il mantenere ventimila ospiti non italiani e altri ventimila ospiti in attesa di giudizio. Ne consegue che, al netto dei quarantamila prima indicati, la vera popolazione carceraria italiana sarebbe di venticinquemila persone, un numero ottimale se paragonato ai quarantacinquemila posti disponibili. Dunque, vi è il problema dei carcerati stranieri che andrebbe affrontato con decisione, stipulando convenzioni con i Paesi d’origine cui mandarli, anche con un bonus economico. Tanto costerebbe molto di meno di quello che costano mantenendoli nelle carceri nostrane.
Bisogna, dunque, razionalizzare la procedura penale e la procedura organizzativa, oltre che digitalizzare i processi, evitando che il percorso sia sinusoidale come quello attuale e si trasformi in una linea retta fra il giorno in cui il processo viene incardinato e quello in cui viene emessa la sentenza definitiva.
Non è neanche pensabile che per tutti i reati vi siano tre gradi di giudizio, che non esistono in nessun altro Paese del mondo. Addirittura, nel sistema anglosassone, sono pochissimi i ricorsi in secondo grado, perché per chi li aziona in modo strumentale le conseguenze sono pesantissime.
Per riformare la procedura penale occorre una maggioranza forte, che non tenga conto della pressione delle corporazioni che remano in senso contrario. Lo stesso vale per la riforma organizzativa e l’informatizzazione, perché anche in questo caso gli amministrativi non vedono di buon occhio la semplificazione.
Anziché dire che non basta il personale servirebbero percorsi semplici ed efficaci.