PALERMO – Non accenna a diminuirsi il vortice della recessione in Sicilia. I numeri certificano in maniera inequivocabile il disastro economico dell’Isola che a tutti i livelli registra valori negativi di anno in anno. È quanto emerso dalla pubblicazione dallo studio della Banca d’Italia “L’economia in Sicilia”, presentato a Palermo nella sede regionale dell’Istituto nazionale. La conferma dello stato di perdurante crisi dell’economia siciliana è data dal numero di posti lavoro che sono evaporati in questi primi mesi del 2013.
Secondo i dati diffusi dalla Banca d’Italia, fra gennaio e giugno il livello di occupazione è calato in Sicilia del 4,7 per cento, per un totale di circa 65 mila unità.
Una riduzione che ha toccato tutti i settori, dal lavoro autonomo (-7,5 per cento) a quello dipendente (-3,7 per cento), dagli uomini (-3,2 per cento) alle donne (-7,2). Colpiti inoltre tutti i livelli produttivi, fra edilizia (-8,7 per cento di occupati in meno), industria (-5,8) e terziario (-2,8).
Rilevante l’incremento della disoccupazione giovanile, per una percentuale del 38 per cento, con 46 mila posti di lavoro persi per chi ha un’età compresa fra i 15 e i 34 anni.
In generale il tasso di disoccupazione in Sicilia si attesta sul 39,8 per cento, con una perdita dell’1,7 per cento rispetto all’anno precedente e un ampliamento della forbice con la media nazionale che si aggira sul 15,8 per cento.
Naturalmente la diminuzione dei posti di lavoro è una stretta conseguenza della scarsa produzione a tutti i livelli dei settori operanti nell’Isola, dall’industria, all’edilizia, al terziario e di molte imprese che hanno dovuto chiudere i battenti.
Secondo i dati dell’archivio InfoCamere-Movimprese, nei primi sei mesi del 2013 il numero di imprese industriali attive in Sicilia si è ridotto dell’1,1 per cento rispetto allo stesso periodo del 2012, mentre riguardo l’edilizia la percentuale negativa, nel confronto con l’anno passato, si amplia sino al 2,5 per cento.
Per quel che concerne il terziario, ancora pessimo l’andamento delle imprese dedite al commercio, con un saldo negativo di 1.900 imprese nel saldo nati-mortalità (3.204 iscritte e 5.103 cessate). Ancora sotto la media è il calo delle immatricolazioni di vetture in Sicilia che, secondo i dati Anfia, nei primi nove mesi del 2013 si è ridotto del 16,4 per cento, una cifra ancora più negativa di quella registrata in tutta Italia (-8,3 per cento) e del Mezzogiorno (-11,9).
Non va meglio nei trasporti, dove si registra un calo del 3,7 per cento, rispetto al 2012, del movimento di aeromobili nei tre principali aeroporti dell’Isola, con un traffico passeggeri diminuito dell’1,6 per cento e il traffico merci che è crollato del 32,2 per cento, secondo quanto diffuso da Assaeroporti per i primi otto mesi dell’anno. Infine le esportazioni, che nel 2012 rappresentavano l’unica voce positiva, sono letteralmente sprofondate nel 2013, perdendo, nella prima metà dell’anno, il 17,9 per cento rispetto allo stesso periodo di dodici mesi prima, un dato che contrasta nettamente rispetto a quello nazionale (-0,4 per cento) e quello del Mezzogiorno (-9,2).
A incidere in maniera decisiva è il calo della vendita dei prodotti petroliferi (-28,4 per cento), mentre al contrario negli altri settori sono nettamente migliorate, del 14 per cento, le esportazioni siciliane, in particolare quelle dei prodotti farmaceutici, elettronici e le vendite di prodotti chimici e dell’agroalimentare.
Il direttore regionale della Banca d’Italia, Giuseppe Arrica: “Timidi segnali di ripresa”
PALERMO – Nonostante i numeri indichino una tendenza al perdurare della crisi, il direttore della regionale siciliana della Banca d’Italia Giuseppe Arrica, intravede qualche spiraglio nel buio della recessione. “A livello di analisi quantitativa – ha detto Arrica – la fase ciclica negativa è proseguita per tutto il semestre del 2013. I dati qualitativi però ci dicono qualcosa di diverso. Infatti – ha aggiunto – a settembre ogni anno facciamo un sondaggio con le imprese per cui assumiamo dati di tipo qualitativo e questi dati ci dicono che gli operatori economici, a partire dai mesi estivi, hanno dati dei segnali, seppur timidi, di ripresa degli ordinativi. Sono dati prendere in considerazione perché sono segnali che possono favorire una ripresa delle aspettative per l’inizio del 2014”. I primi spiragli di una ripresa sono in un certo modo confermati da Giuseppe Ciaccio, della divisione Analisi e Ricerca economica di Bankitalia. “Nel 2014 saranno più le imprese che aumenteranno gli investimenti rispetto a quelle che li ridurranno – ha detto Ciaccio – Inoltre da giugno si registra un miglioramento del clima di fiducia delle famiglie, anche se ancora abbastanza fragile. La nota positiva è che l’anno prossimo ci dovrebbe essere un primo saldo positivo”.