Nonostante le forti e lunghe campagne editoriali del QdS, che in tutte le uscite spiega precisamente quali siano i privilegi delle oligarchie siciliane, e nonostante da qualche tempo salutiamo con grande piacere che il quotidiano La Sicilia ha istituito gli editoriali, le oligarchie politico-burocratiche sono sorde alle riforme, perché esse taglierebbero compensi abnormi, status sociali e altri privilegi cui non vogliono rinunziare.
In un bell’editoriale pubblicato domenica 10 novembre, Domenico Tempio ha lanciato l’idea di sopprimere la Regione, insieme alla soppressione delle Province. Sostituendo l’una e le altre con tre Consorzi di Comuni, a costo zero, uno per la Sicilia occidentale, il secondo per la Sicilia centrale e il terzo per quella orientale. Tempio l’ha definita una provocazione, ma noi la chiameremmo un progetto concreto per eliminare gli enormi sprechi che questo Ente continua a fare, infischiandosene altamente dei siciliani.
Non è più possibile spendere 164 mln € per l’Assemblea regionale, quando essa potrebbe costare 54, come il Consiglio regionale della Lombardia. Neanche possibile pagare 21 mila dirigenti e dipendenti pubblici ben 760 mln €.
Non è più possibile continuare a parlare degli stipendi di questa o quella partecipata regionale o comunale, né della precedenza che gli stipendi di Comuni e Regione debbano avere sugli stipendi dei dipendenti di imprese private, che non possono essere erogati quando gli enti pubblici siciliani non pagano le fatture.
Basta con l’assistenzialismo, col pagare a vuoto decine di migliaia di assegni al mese a gente che non lavora, anche perché tutto questo provoca un effetto-disastro per due motivi: chi non lavora ma riceve un assegno, per quanto ridotto, si abitua a vivere nel nulla e del nulla; secondo, perché le risorse destinate ai nullafacenti sono sottratte alle attività produttive e alle opere pubbliche, bloccate per questa scelta disastrosa di continuare a finanziare l’assistenzialismo piuttosto che la crescita e lo sviluppo.
Paragonare l’attuale oligarchia siciliana a quella sovietica non è un caso. Paragonare l’assistenzialismo siciliano a quello sovietico neanche. I privilegiati distribuiscono risorse a pioggia per evitare lo scontento, in modo da continuare a godere di quanto indebitamente godono attualmente. è ora di finirla. Subito!