PALERMO – Il perdurare della crisi nell’economia siciliana è manifestato ampiamente nei numeri resi noti nel documento “L’Economia in Sicilia” elaborato dal centro studi dati della Banca d’Italia.
Particolarmente significativi sono i numeri che certificano della costante ascesa della crisi congiunturale riguardo l’economia reale dell’Isola.
Tra settembre e ottobre, prendendo un campione di imprese industriali con almeno 20 addetti, circa il 40 per cento ha registrato una riduzione del fatturato nei primi tre trimestri del 2013, una quota più che doppia rispetto a chi ha segnalato un aumento. Scendendo nel dettaglio, per quel che concerne l’industria manifatturiera, stando alle elaborazioni su dati Istat e ai sondaggi effettuati dalla Banca d’Italia, il grado di utilizzazione degli impianti siciliani nei primi tre trimestri del 2013 è oscillato fra il 59 e il 64 per cento, i dati più bassi fra tutti quelli degli ultimi tre anni.
Numeri al ribasso anche per il livello degli ordini, con un -53,7 per cento registrato nel secondo trimestre dell’anno in corso sul fronte interno, che è in assoluto l’indicatore più negativo censito a partire dal 2010, davanti al -52 per cento rilevato nel terzo trimestre dell’anno in corso.
Non va molto meglio sul fronte degli ordini dell’estero, ma anche qui l’indicatore è negativo con una percentuale che oscilla fra il -36 per cento del terzo trimestre e il -44,7 del secondo trimestre, un dato che è superato soltanto dal -46,7 per cento registrato nel primo trimestre del 2012, stando ai numeri comparati a partire dal 2010.
Tutto questo fa sì che nei mesi fra marzo e giugno del 2013 si sia registrato in assoluto il dato più negativo nel totale del livello degli ordini: un -51,3 per cento che rappresenta il minimo assoluto dell’ultimo triennio.
Inoltre va considerato che il livello della produzione è crollato dal -28,7 per cento del terzo trimestre del 2011 al -49 del secondo trimestre del 2013 e che per contro le scorte di prodotti finite sono passate dal +2 per cento del quarto trimestre del 2011 al -5 del terzo trimestre dell’anno in corso.
Dati estremamente negativi anche quelli di InfoCamere-Movimprese che registrano una netta diminuzione delle imprese operanti nel territorio dell’Isola, con un indicatore negativo di quasi 3.800 attività in meno nel corso di un anno.
La maggiore perdita è avvenuta nel settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, il cui numero di imprese attive in Sicilia è calato di oltre 3 mila unità. Male anche l’industria (-348), il settore delle costruzioni (-1.169), il commercio (-323, -242 al dettaglio) e i trasporti (-95).
In lieve ripresa al contrario il numero di imprese nella ristorazione e nella finanza (rispettivamente cresciute di 732 e 505).
Dati sconfortanti anche nel settore degli scambi con l’estero, che nel 2012 era stato l’unico che aveva fatto registrare una crescita e mantenuto in vita l’economia siciliana.
Le esportazioni dall’Isola sono infatti calate del 17,9 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno passato, un numero che è ben sotto la media del calo che comunque si è avuto nel resto del Mezzogiorno (-9,2) e d’Italia (-0,4). A incidere in maniera decisiva è il crollo delle vendite dei prodotti petroliferi raffinati (-28,4 per cento), mentre al contrario è aumentata l’esportazione nei settori dell’elettronica (+33), degli articoli farmaceutici (+36,1), dei prodotti chimici (+13,7) e dell’agroalimentare (+14,8).
Ripercussioni sociali: occupazione scesa del 5,9% nel II trimestre
PALERMO – L’andamento della crisi economica siciliana continua a essere costante e a mietere sempre più vittime, fra imprese e lavoratori. Stando ai dati Istat, l’occupazione nell’Isola è calata del 5,9 per cento nel corso del secondo trimestre 2013, l’indicatore più negativo dall’inizio della crisi. La congiuntura fa così scivolare il tasso di occupazione al 39,8 per cento e un tasso di disoccupazione al 21,6 per cento, che numericamente fa salire il numero di senza lavoro di 65 mila unità. I dati più preoccupanti riguardano il settore dell’agricoltura che ha perso nel secondo trimestre del 2013 il 22,2 per cento della propria forza lavoro, a fronte del -16,3 registrato nel settore dell’edilizia e al -4,4 del terziario. L’industria nello stesso periodo ha invece rilevato un aumento del 6,4 per cento, ma nel trimestre precedente aveva perso il 16,4 per cento, ovvero il record negativo dal momento in cui è partita la fase recessiva dell’economia. Per quel che riguarda gli ammortizzatori sociali, viene registrato una diminuzione delle ore autorizzate di Cig, calate dell’11,6 per cento rispetto al 2012, secondo quanto comunicato dall’Inps. Ma anche qui il dato è tutt’altro che positivo, visto che è definito dalla pesante diminuzione delle ore concesse ai settori della meccanica, della chimica e della petrolchimica.