L’Isola dei record (negativi).
Se per assurdo non sapessimo che la Sicilia e Bolzano si trovano nello stesso Paese, niente ci porterebbe ad associarli. Perché i cittadini della Provincia autonoma hanno un Pil pro capite di 37.316 euro, mentre in terra di Trinacria non arriviamo nemmeno a 17.000 euro. E perché, sempre in Alto Adige, il Pil nel 2012 è diminuito di solo lo 0,7% contro il nostro ultimissimo -3,8% di cui dicevamo poc’anzi. Ci tallonano la Basilicata che ha registrato un -3,6%, la Valle D’Aosta con -3,5% e la Sardegna con -3,4%.
Più modeste, ma sempre considerevoli, appaiono le differenze per quanto riguarda i redditi da lavoro dipendente che nelle regioni del Centro-Nord sono superiori del 16,7% a quelli del Mezzodì (40.785 euro contro 34.962 euro pro capite). Nell’Isola il reddito da occupazione subordinata è di 35.770 euro contro i 43.140 della Lombardia, i 42.539 del Lazio e i 41.132 della ricchissima Bolzano.
Le ragioni del tracollo.
In media, in Italia, il Pil è sceso nel 2012 del 2,5%, ma i differenti ritmi delle regioni hanno comportato un quadro disomogeneo: la flessione più importante si registra al Sud, dove si lambisce il 3%. Al Nord e al Centro si oscilla tra il -2,3 e il -2,5%. Vediamo quali sono stati i fattori principali che hanno determinato questo ulteriore passo indietro. Mentre nel Nord-Est la caduta dell’attività economica è dovuta soprattutto alle diminuzioni del valore aggiunto nel settore primario (-7,3%) e nell’industria (-3,7%), nel Mezzogiorno si assiste a un tracollo record del settore delle costruzioni (-9,4%) e una diminuzione importante dei servizi (-2,2%).
2009-2012: un quadriennio nerissimo per la Sicilia.
È una notte lunga, lunghissima, quella che il Sud ha affrontato tra il 2009 e il 2012. Nel quadriennio in esame il Mezzogiorno ha subìto una riduzione del Pil del 3,8%, dell’occupazione del 3,4% e dei consumi del 4,6%. Si tratta di numeri ben al di sopra della media nazionale, che segna una perdita dello 0,4% per il Pil, del 2% di posti di lavoro e del 2,7% quanto al consumo delle famiglie.
Anche considerando questo intervallo di tempo, la Sicilia non esce affatto bene. Tra il 2009 e il 2012 sono crollati del 6% gli occupati nell’Isola, un dato inferiore soltanto a quello della Basilicata (-6,5%), e inoltre il Prodotto interno lordo è diminuito complessivamente del 5,3% (peggio di noi ha fatto solo il Molise, con il -5,9%).
Più leggera, ma pur sempre consistente, la flessione dei consumi nel quadriennio considerato: i nuclei familiari hanno tagliato le spese del 4,4%. Per ben quattro anni i settori produttivi più colpiti nell’Isola sono stati quelli delle costruzioni e dei servizi. La crisi delle imprese di costruzione ha determinato la perdita di oltre 1 punto e mezzo di Pil , mentre il settore dei servizi ha sottratto oltre 2 punti percentuali alla variazione complessiva del Prodotto interno lordo.
Servirebbe un “New deal”, un grande piano per aprire i cantieri, dare credito agli imprenditori, per agevolare la nascita delle startup. Qui invece si continua a parlare di fantomatiche “rivoluzioni”. Per ora raccogliamo solo macerie.