Ora, che i quiz possano appassionare, come peraltro appassionano i cruciverba, è un fatto rispettabile di per sé. Ma che esso venga gonfiato fino al punto di diventare un evento di massa, seppur basato sulla morte di una persona, fatto di per sé doloroso, corre tanta strada.
Dispiace che dalle più alte cariche dello Stato all’ultima delle piccole persone che si agita nel mondo dello spettacolo, la gara a esaltare le qualità quizzarole di Bongiorno è stata continua e questo ha costituito un pessimo esempio per la gente comune, la quale non trova civilmente corretta un’esagerazione di questo tipo.
Non sappiamo chi abbia disposto i funerali di Stato, che si riservano di solito agli eroi. Ma come si fa a sostenere che Bongiorno era un eroe? Un eroe di che cosa? Della televisione? Suvvia, siamo seri. E rimettiamo le cose al loro posto. Evitiamo certi comportamenti che indicano alla gente una via di crudo civismo, perché esalta l’effimero, facendo prevalere piuttosto le azioni concrete, per le quali spesso occorrono sacrifici.
La questione che proponiamo sistematicamente, ma anche oggi, non è nuova e chiama in causa gli insegnanti scolastici che hanno la prima responsabilità di portare i cittadini dai 5 anni ai 19 oltre la soglia della maturità.
Purtroppo, la maggioranza di questi insegnanti non ha avuto la validazione dei concorsi pubblici, che pur con le raccomandazioni costituivano un notevole filtro. Naturalmente, è fatta eccezione per moltissimi insegnanti bravi, colti e preparati che ce la mettono tutta per far crescere i propri allievi come bravi cittadini, ma che alla fine del mese sono fortemente delusi di percepire lo stesso stipendio dei loro colleghi fannulloni, ignoranti, che fanno solo danno.
Non sappiamo se il corpo degli insegnanti ha commentato la morte di Bongiorno secondo linee di cultura proprie alla scuola, ma continuamente disattese, oppure si è adeguata all’attività dei mass media senza discernere il grano dal loglio (Matteo 13, 24-30).
Per quanto accaduto, non possiamo plaudire il Presidente della Repubblica che si è fatto coinvolgere in una vicenda mass-mediologica che non apparteneva al suo Ufficio.