Crocetta continua a emettere grida di gioia quando riesce a ottenere risorse per stabilizzare i precari. Non comprendiamo perché non si preoccupi dei disoccupati, i quali non hanno avuto la stessa opportunità di competere con i privilegiati, perché raccomandati, che a suo tempo sono stati chiamati negli uffici pubblici senza selezione.
Se il presidente della Regione fosse un responsabile pubblico equo dovrebbe dare le stesse possibilità a tutti i siciliani. Ne conseguirebbe che dovrebbe assumere, prima, tutti i disoccupati e, dopo, pensare ai precari, che già in questi ultimi decenni hanno goduto di stipendi non meritati.
Perché non meritati? Perché non hanno messo nulla di professionale per entrare nei posti dove si trovano, ma solo il favore ricevuto da questo o quel politicante di turno.
L’organico pletorico della Regione, di quasi 18 mila persone, di cui 1.800 dirigenti, contro poco più di duemila dipendenti lombardi con duecento dirigenti, non solo costituisce un peso finanziario sui contribuenti siciliani divenuto insopportabile, ma ha il disvalore aggiunto di mantenere la burocrazia in una condizione di disfunzione cronica, priva di efficienza e risultati.
Invece, la Sicilia ha bisogno urgente di avere una burocrazia a chilometri zero, messa nell’angolo per renderla finalmente incapace di nuocere all’economia siciliana e ai siciliani medesimi.
Non si può più sopportare che dirigenti regionali, che guadagnano 200 mila euro l’anno lordi, percepiscano premi per risultati mai raggiunti. Né si può più tollerare che dipendenti regionali in esubero, che andrebbero messi in cassa integrazione, percepiscano il Famp (Fondo di amministrazione per il miglioramento delle prestazioni) una sorta di premio non si sa bene per quale qualità del lavoro.
Imprese e cittadini hanno bisogno di uffici digitalizzati che rispondano in tempo reale a ogni richiesta, che rilascino autorizzazioni o concessioni in trenta giorni, trascorsi i quali deve scattare il silenzio-assenso, fermi restando controlli ex post che vanno effettuati con rigore e la cui responsabilità deve ricadere tutta sui dirigenti.
Sia concreto, presidente, e giusto. L’opinione pubblica la controlla minuto per minuto. Non può più sbagliare.