Vediamoli un po’: il Pil della Sicilia è precipitato, in venti anni. Se non fosse stato per le raffinerie, la caduta sarebbe stata maggiore. è del tutto ovvia la caduta del Pil: senza aprire i cantieri per le opere pubbliche, senza sostenere le attività produttive e dei servizi, senza iniziative in bioenergia, ciclo del legno, industria energetica con Rsu, turismo, fruizione dei beni culturali, archeologici e paesaggistici, innovazioni, sostegno delle start up e via enumerando, ecco spiegata la caduta del Pil.
Questo effetto ha una causa precisa: la politica clientelare di un ceto ormai screditato che da trent’anni continua a basarsi sul favoritismo e non sull’interesse generale. Codesto ceto, con il proprio esempio e il proprio modo di fare, ha diseducato molti cittadini, i quali quando devono fare qualcosa per la collettività pongono la rituale domanda: cosa c’è per me?
Con il diffondersi di questi pessimi comportamenti nella collettività, i 390 sindaci, salvo alcuni molto bravi, onesti e corretti, hanno fatto degradare le loro città comportandosi da accattoni, con la mano tesa nei confronti di Regione o Stato. Senza, invece, avere un comportamento onesto e limpido del pater familias.
La classifica prende in esame una serie di fatti riguardanti l’ordine pubblico, con l’aumento di truffe e frodi, di furti e di estorsioni.
E poi altri indicatori del tempo libero, soprattutto la scarsa copertura della banda larga e il modesto numero di librerie per ogni centomila abitanti.
Curiosità ve ne sono tante, ma ve le risparmio perché chi vuole può andarle a leggere nella pagina interna che dettaglia più quanto scriviamo.
Alcuni sindaci, fra cui Orlando, Bianco e Accorinti, hanno subito detto che la responsabilità è dei loro predecessori, ma non hanno ancora precisato cosa hanno approntato in questo scorcio di consiliatura per invertire la marcia. Siamo in attesa delle loro comunicazioni.
Va da sé che lo scenario non può ribaltarsi in breve tempo, ma per evitare che fra un anno si ripeta questa disastrosa e veritiera classifica occorre che i 390 sindaci redigano un cronoprogramma, preciso, con l’obiettivo di risalire, fissando quanti gradini risalire. Non solo nella classifica generale, ma anche nei sei settori e nei 36 indicatori, riprodotti nella pagina interna e ripresi da Il Sole 24 Ore.
Ma, perché i sindaci rinsaviscano, occorre che tutta la classe dirigente li aiuti e li controlli.