PALERMO – I flussi migratori negli ultimi anni hanno messo la Sicilia nelle condizioni di essere il polo d’entrata verso l’Europa e le speranze dei tanti migranti che sbarcano nelle coste dell’Isola. Di loro si parla essenzialmente solo nei momenti, molte volte tragici purtroppo, in cui avvengono questi sbarchi: ma cosa succede dopo?
Il tema dell’accoglienza e dell’inserimento nei migranti nel tessuto sociale italiano o europeo è stato al centro del convegno “Enti locali e cooperazione sociale insieme per il bene comune: sinergie per l’accoglienza dei migranti”, tenutosi ai Cantieri culturali alla Zisa di Palermo, al centro del programma delle manifestazioni previste per il 14° Happening della solidarietà.
A illustrare quale sia la situazione generale in Italia è stata Maria Giovanna Fidone del Consiglio italiano per i rifugiati. “In Italia – ha detto Fidone, riprendendo le parole del ministro Cecile Kyenge sul tema – manca un programma per l’integrazione dei migranti e dei richiedenti asilo, così come manca un fondo messo a disposizione per questi fini. Occorre fare un salto, recependo le nuove direttive comunitarie, per far sì che ai richiedenti asilo possa essere riconosciuto un diritto all’integrazione”.
In tal senso l’esperienza dei Cara, che accoglie i richiedenti asilo in attesa che questo venga loro riconosciuto, è una testimonianza di ciò che i migranti vivono dal momento del loro sbarco, sino a quello della loro integrazione col Paese cui hanno fatto richiesta.
Il sindaco di Mineo, Anna Aloisi, dove ha sede uno dei più importanti Cara d’Europa, in grado di ospitare sino a 4 mila persone, eletta presidente del Consorzio dei comuni Calatino terra di accoglienza che gestisce la struttura, ha raccontato così la sua esperienza. “Io a volte scherzando dico che sono sindaco di due Comuni, uno bianco e uno nero – ha detto ironicamente Aloisi – La presenza del Cara a Mineo ha aspetti sia positivi che negativi. È chiaro che su 4 mila persone c’è qualcuno che non segue un comportamento adeguato, ma la cosa più negativa è senz’altro quella della lentezza burocratica. Uno status di riconoscimento – ha spiegato – viene ottenuto soltanto dopo un anno, visto che c’è solo una commissione a Siracusa che può smaltire solo due pratiche al giorno”.
Fortunatamente, però pare che da questo punto di vista le cose dovrebbero migliorare. “Adesso – ha proseguito il sindaco di Mineo – il Governo ci ha promesso che verranno istituite altre due commissioni che potranno accelerare l’iter”. Ma l’esperienza della Aloisi è legata ad altri aspetti. “L’altro mio compito – ha aggiunto – è legato all’integrazione di queste persone e alla formazione delle stesse. Ci siamo riusciti, per esempio, realizzando uno spettacolo musicale i cui protagonisti sono stati gli ospiti del Cara. Gli stessi saranno protagonisti del presepe vivente. E poi ci sono altri percorsi legati all’integrazione, dalla gastronomia allo sport”.
La finalità dell’impegno del sindaco di Mineo e di tutto il Consorzio dei Comuni Calatini è presto detta. “Tutto questo – ha spiegato infine Aloisi – per far sì che il Cara non sia un luogo dove si mangia e si dorme soltanto, ma sia pieno di altre attività. Grazie a questi tipi di percorsi, e alla buona volontà dei residenti, Mineo – ha concluso – è diventata per antonomasia città dell’accoglienza”.
Si punta al potenziamento del sistema di protezione immigrati (Sprar)
Per i migranti in Italia, dopo lo sbarco nei centri d’accoglienza e lo smistamento nei Cara, è la volta di passare allo Sprar, il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, messo in atto dalla cooperazione di reti di Enti locali e imprese del Terzo settore, con le risorse messe a disposizione dal Fondo nazionale per le politiche e i servizi d’asilo.
Intervenuto al convegno sulle sinergie per l’accoglienza dei migranti, il sindaco di Vizzini Marco Sinatra, responsabile del coordinamento Sprar in Sicilia, ha spiegato cosa avviene nell’Isola a riguardo. “L’immigrazione – ha detto – non è un’emergenza, ma lo è diventata la sua gestione. A Vizzini abbiamo creato un sistema di cooperazione fra gli Enti locali e con le poche risorse che abbiamo a disposizione, noi come coordinamento Sprar, abbiamo tentato di risolvere almeno parzialmente il problema, mentre con la Regione stiamo tentando di recuperare e rilanciare l’attività e i percorsi che vengono fatti negli Sprar”.