La Corte Costituzionale ha giocato un brutto tiro al ceto politico che ora è nudo. Non ha, infatti, dichiarato incostituzionale tutta la legge elettorale (Porcellum), bensì i due capisaldi: le nomine dei candidati e il premio di maggioranza. Con esso, il Pd nelle elezioni di febbraio è riuscito a prendere il 55 per cento dei deputati con il 29 per cento di voti. Ora, il troncone di legge rimasta in vigore prevede il proporzionale puro, quindi nessuna governabilità dal momento che l’elettorato è diviso in tre tronconi più o meno equivalenti. Urge quindi la riforma: il ritorno al Mattarellum che potrebbe diventare il Matteum, vale a dire l’elezione del 75 per cento dei parlamentari in collegi uninominali e la trasformazione del proporzionale in un premio di maggioranza da porre in un secondo termine.
Con la vittoria di Matteo Renzi (1,6 milioni di preferenze), ora il Partito democratico ha una guida sicura. La stessa guida sicura ha il M5S con Grillo e Forza Italia con Berlusconi. Finito il governo Letta, ad Alfano e soci non resterà che aggregarsi al cavaliere per evitare di scomparire dalla scena politica. Siccome Alfano non ha il quid, come diceva Berlusconi, ma è un ragazzo sensato, ritornerà nell’alveo del suo mèntore.
Questo governo della stabilità e dell’inconcludenza non riesce a fare i tagli decisivi, più volte elencati in queste colonne, per recuperare le risorse indispensabili alla crescita. Ciò accade sia perché la maggioranza attuale, checché se ne dica, non è per nulla coesa, ed anche perché all’interno di ognuna delle sue componenti vi è stato caos.
Ora, il nuovo segretario del pd, Matteo Renzi, se uomo d’onore e manterrà la parola data a coloro che lo hanno votato, dovrà dare la rotta a questo Governo, il quale ieri, nel momento in cui scriviamo, ha ottenuto la fiducia alla Camera su un programma rivisto che tuttavia è abbastanza fumoso.
Qui, o si fa l’Italia o si muore diceva Giuseppe Garibaldi. Qui, o si fanno le riforme o vince Grillo a valanga. Il che significherebbe la destabilizzazione completa del Paese e l’aggravarsi di una forte recessione.
Grillo serve, comunque, come spauracchio concreto. I responsabili delle Istituzioni nazionali sono avvertiti.
Uomo avvisato, mezzo salvato.