L’iniquo quadro che abbiamo descritto porta ad una conseguenza concreta: ripristinare una situazione di parità fra tutti i pensionati privati, pubblici (statali e comunali) e regionali. Per tutti l’assegno va calcolato alla stessa maniera, cioè in base ai contributi versati.
Sorge subito la domanda: e i privilegiati che hanno un assegno superiore, cosa dovranno fare? La risposta è semplice. I loro assegni dovranno essere ricalcolati e da ora in avanti riversare nelle casse pubbliche la parte che indebitamente percepiscono, ripetiamo ancora, perché non hanno versato i relativi contributi. Questa parte eccedente potrà essere riversata sotto forma di contributo di solidarietà.
Solidarietà verso chi? Verso i cittadini che percepiscono assegni di assistenza (indebitamente chiamati pensioni) perché si trovano in stato di indigenza assoluta e/o di incapacità di autosostenersi.
Non si tratta, quindi, di togliere ai ricchi pensionati quanto indebitamente percepito perché venga restituito alla fiscalità generale, bensì di redistribuire l’indebito arricchimento tra altri cittadini che non hanno avuto il privilegio di entrare nelle pubbliche amministrazioni.
In questo quadro va evidenziata l’estesa corresponsione di assegni assistenziali a vario titolo a persone che non ne hanno diritto e che truffano le casse pubbliche mediante autocertificazioni false, incuranti delle dichiarazioni mendaci e con la connivenza di medici, impiegati e dipendenti pubblici, correi delle truffe, contro i quali la magistratura fa una lotta serrata.
Sui pensionati non sentiamo il distinguo dei sindacati, che li rappresentano complessivamente, ma che non fanno sentire la loro voce contro i privilegiati. è chiaro che il sindacato del settore pubblico ha difficoltà a evidenziare i privilegi delle categorie di regionali, statali e comunali, ma non si capisce perché quella parte del sindacato che rappresenta i privati non alzi la voce contro tali privilegi.
Ogni parte della classe dirigente siciliana non può esimersi dal fare il proprio dovere. Nè rifugiarsi in un comodo comportamento cieco, senza alzare la voce contro chi danneggia l’altra parte della società sfruttando una propria situazione di vantaggio.
La questione è di ordine generale e riguarda tutta la classe dirigente siciliana. Ognuno deve fare la propria parte nell’interesse di tutti, senza danneggiare i più deboli.
Senza equità una società muore.