L’Agenzia delle entrate, condotta dal direttore generale Attilio Befera, e la Guardia di finanza, guidata dal generale Cosimo D’Arrigo, nostro conterraneo, hanno stretto le maglie sull’evasione, anche in collaborazione con le parallele strutture di Stati esteri, in modo da tentare di ottenere informazioni attraverso le rogatorie.
Tuttavia, a fronte delle iniziative internazionali, bisogna sottolineare che la polpa dell’evasione è in Italia. Notizia di questi giorni è che in Sicilia i consumi superano l’Iva (la distanza fra spese e redditi sfiora il 40 per cento), dimostrazione immediata e palese della forte evasione di questo tributo.
Se viene evasa l’Iva, significa che viene nascosto il volume d’affari e quindi vengono evase le relative imposte dirette (Ires, Irap e Irpef). C’è quindi materia imponibile da fare emergere in una quantità stimata da molti osservatori nella misura di cento miliardi di euro.
Ci chiediamo perché i vari Governi degli ultimi trent’anni abbiano ignorato il fenomeno della immensa evasione che tanti imprenditori e cittadini italiani possono conseguire con la connivenza delle banche della Repubblica di San Marino. Il sistema economico del Titano poggia proprio sull’evasione fiscale italiana.
L’evasione fiscale ha anche localizzazione nei cosiddetti paradisi fiscali. La stranezza è che le banche italiane, come Unicredit (presente nelle Isole Cayman o a Honk Kong) o Intesa San Paolo (nella Grand Cayman), hanno le loro filiali in tali paradisi fiscali. Né il ministero dell’Economia, né la Banca d’Italia hanno spiegato all’opinione pubblica il motivo per cui debbano avere lì le loro sedi. Sarebbe stato invece comprensibile che Tremonti e Draghi avessero obbligato tali istituti a chiudere le loro filiali nei paradisi fiscali.
In questo quadro interviene la Tremonti-ter, cioè lo scudo fiscale che consentirà il rientro in Italia di un importo stimato in cento miliardi di euro, con l’incasso di cinque miliardi per il ministero dell’Economia. Fanno bene, Guardia di finanza e Agenzia delle entrate, ad attivare una pressione perché l’operazione raggiunga il suo target.