CATANIA – Far innamorare chi passa dell’atmosfera che si respira in un particolare luogo. È quanto dovrebbe avvenire passando per i borghi, luoghi in cui il tempo si è fermato, in cui rivivono le tradizioni e i mestieri di una volta attorno ad una piazza, ad una chiesa, ad una via. Zone chiuse al traffico in cui si può respirare l’aria di un tempo che fu, in cui rifugiarsi e immergersi fino a sentirsi un tutt’uno con l’ambiente stesso.
La strategia del turismo, ma di un turismo “diverso”, che dall’Associazione Borghi Autentici d’Italia è definito di “soft economy”, sarà l’argomento di un convegno nazionale che si terrà venerdì 2 ottobre 2009 a Melpignano (LE).
Purtroppo la Sicilia è ancora lontana da questa che invece è una consolidata realtà in gran parte d’Italia (Umbria, Lazio, Toscana ne hanno fatto un manifesto). In Sicilia si continua a non investire per il recupero di questi luoghi che sempre più vengono lasciati ai margini degli itinerari turistici. Eppure la nostra Isola conta ben 829 borghi, per i quali, nel Piano paesistico in cui sono censiti, sarebbero previste azioni di recupero e valorizzazione. Ma nulla di tutto questo è mai avvenuto.
Borghi Autentici è una rete fra territori italiani i cui protagonisti sono le comunità, gli amministratori locali e gli operatori economici e culturali dei luoghi. Sono realtà che non si lamentano del declino e dei problemi, che sono consapevoli di avere risorse ed opportunità per creare nuovo sviluppo; realtà che appartengono a quell’Italia che ce la vuole fare.
Dell’associazione dei borghi autentici d’Italia fanno parte solo tre borghi siciliani, due in provincia di Messina (Santa Lucia del Mela e Tortorici), uno in provincia di Palermo (Giuliana).
Anche nella guida del Touring club relativo alle bandiere arancioni, il marchio di qualità che seleziona e certifica le piccole località dell’entroterra, in base a rigorosi parametri turistici e ambientali, la Sicilia sta alla finestra. Solo una località è presente: Sutera, in provincia di Caltanissetta. A farla da padrone ancora una volta è la Toscana con ben 32 località “premiate” nel 2009.
Ancora una volta abbiamo voluto dare spazio alle immagini per sottolineare lo stato di abbandono dei nostri borghi, di letargo delle amministrazioni regionale e locali che lasciano questi luoghi (dalle immense potenzialità) in uno stato semivegetativo. Emblematici i messaggi di benvenuto a Bompensiere (Pa) e Porto Empedocle (paese a prevalente economia turistica, si legge).
Desolazione in molte piazze siciliane anche nei mesi estivi (momento in cui le foto sono state scattate): Riesi (Cl), Licodia Eubea (Ct) non sembrano conoscere la parola turismo.In molti altri casi palazzi storici, monumenti e piazze si trovano in uno stato di evidente degrado. Ne sono esempi lampanti il Palazzo del Governatore a Pietraperzia, in provincia di Enna e la chiesa di San Ciro a Maredolce a due passi dal quartiere Brancaccio di Palermo.
“Recuperare la memoria antropologica di queste realtà territoriali, attraverso la riscoperta e la rivalutazione di strutture, strade, facciate, è un modo per portare benessere già agli stessi abitanti – è questa la ricetta dell’assessore al regionale al Turismo Nino Strano – e non secondariamente anche ai turisti, ma perché tale recupero avvenga occorre recuperare prima il territorio e immediatamente a seguire le strutture; non si può apprezzare un palazzo Barocco, immerso in un territorio trascurato e scarsamente attrattivo”.
Principale attrattiva i prodotti gastronomici e artigianali
Doxa e Mercury hanno preparato un’indagine finanziata dalle Regioni Puglia, Calabria, Piemonte ed Emilia Romagna, sulle preferenze degli italiani nello scegliere le mete per le proprie vacanze. L’iniziativa si inserisce nella seconda edizione della Festa nazionale dell’Associazione Borghi Autentici d’Italia. Un momento di incontro per gli amministratori dei 118 comuni italiani che aderiscono a Borghi Autentici. L’indagine è stata realizzata con oltre 2mila interviste ad un campione rappresentativo delle famiglie italiane. Oltre il 70% dei Comuni Italiani conta meno di 5mila abitanti, e di questi solo il 10% fa parte di una rete. Il maggior spunto di interesse per una visita è risultato il richiamo dei prodotti tipici (40%), siano essi gastronomici, artigianali o altri. Poi si trovano gli elementi artistici e architettonici (5%) e la presenza di aree protette (3%).
La visita al borgo viene percepita come un’esperienza in grado di attivare “sensing” (richiamo alla memoria) e “sharing” (interazione con il luogo), come aspettativa. E i borghi che si definiscono “autentici” dovrebbero essere in grado di corrispondere a queste attese. Dall’indagine emerge inoltre come un viaggio, o anche una semplice gita fuori porta ad un borgo, ad un piccolo centro che ha catturato l’interesse, ha legami con il senso di identità e la scoperta del passato. Nel viaggio chi visita un borgo cerca la compagnia dell’odore del legno, del cuoio e dell’erba tagliata, del colore degli alberi, dei passi sul selciato, del silenzio. Il borgo che si ricorda è quello che non ci si aspetta, quello più caro è quello legato alla sorpresa.