CATANIA – “A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” A trent’anni dalla morte di Pippo Fava – da quello sciagurato 5 gennaio del 1984, quando la mafia lo freddò con la solita vigliaccheria – il suo ricordo rimane la stella polare per tanti giornalisti, siciliani e non. Quello che c’ha lasciato quest’eroe dell’Isola, nato a Palazzolo Acreide, ma innamorato visceralmente di Catania, è un modello, un testamento scritto nero su bianco. Il suo insegnamento è racchiuso nelle sue parole, ancora oggi attualissime: “il giornalismo rappresenta la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, tiene continuamente allerta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo”.
Per tanto tempo le Istituzioni sono state assenti, e ancora oggi tanta strada c’è da fare per colmare il vuoto di omertà lungo ben tre decadi. Ma qualcosa si muove, soprattutto grazie alle nuove generazioni che nel ricordo di Fava si avvicinano a un mestiere pieno di difficoltà. Domenica 5 gennaio, alle 21,30, Rai tre commemorerà il grande giornalista e drammaturgo con il docufilm “I ragazzi di Pippo Fava”, proiettato in anteprima lo scorso 23 dicembre al Teatro Massimo Bellini di Catania.
Barbara Giordano, Stella Egitto, Alessandro Meringolo, Francesco La Mantia, Paride Cicirello, Giuseppe Mortelliti, Luciano Falletta sono gli attori siciliani che prestano i volti a quella giovanissima e coraggiosa squadra della rivista “I Siciliani”, che – sotto la guida del direttore Fava – raccontavano ciò che non si doveva dire, che non si doveva sapere. Il direttore, invece, non appare mai, se non per mezzo di filmati d’archivio. Scelta azzeccata.
Il docufilm è ideato e scritto da Gualtiero Peirce e Antonio Roccuzzo (uno dei “ragazzi” di Fava), è stato prodotto da Cyrano New Media con RaiFiction, con regia di Franza Di Rosa. Nel cast anche Leo Gullotta, che del compianto giornalista ricorda: “Riuscì a trasmettermi tanti valori in cui credo ancora oggi: la libertà, il senso del rispetto, la dignità. Credo che tutti quelli che l’hanno conosciuto debbano qualcosa a Pippo Fava”.
Siccome anche noi del Quotidiano di Sicilia dobbiamo qualcosa a lui, dedicheremo un’intera pagina alla sua memoria. D’altro canto – parafrasando il direttore de “I Siciliani” – a che serve scrivere, se non si ha il coraggio di denunciare?