È noto il prestigio che l’assemblea regionale gode fra i siciliani, i quali sanno perfettamente che quella massima istituzione, in questi sessant’anni, ha lavorato alacremente e proficuamente per il loro benessere, mentre tutti i consiglieri-deputati non hanno mai approfittato di benefici e privilegi, non hanno mai percepito indebitamente un soldo pubblico, non hanno ricevuto liquidazioni di sorta (il c.d. contributo di reinserimento), non hanno mai preso vitalizi.
Molti di loro hanno vissuto decorosamente, ma senza alcun sintomo di ricchezza, altri sono morti addirittura in povertà.
L’Assemblea regionale con i suoi occupanti è un fulgido esempio di come deve essere un’istituzione e i siciliani possono stare tranquilli che fino a quando esisterà (lunga vita) la Sicilia splenderà nel fulgore di un’ottima salute sociale ed economica e primeggerà fra tutte le regioni d’europa.
I consiglieri-deputati usano tutte le proprie energie, non si risparmiano, lavorano sei giorni su sette e spesso anche la domenica, riducono le loro ferie a pochi giorni all’anno, giusto per ritemprarsi dalle immani fatiche che gravano su di loro e dalle immense energie che sprecano tutti i momenti, sempre nell’intento principale di servire i siciliani.
Il dato più evidente è che il costo annuo di tutta l’Assemblea non superi cinquanta milioni, ben cinque al di sotto di quello del Consiglio regionale della Lombardia. Un esempio luminoso di un comportamento parco e sobrio, essenziale e stringato che fa aumentare la nostra ammirazione e quella dei siciliani nei confronti dei novanta Eletti, che tutti dovremmo imitare.
Vorremmo che le 390 amministrazioni comunali prendessero esempio dall’Assemblea per la gestione dei propri bilanci, per l’equilibrio e la saggezza con cui è gestito quello della stessa. Vorremmo che i sindaci guadagnassero uno stipendio non superiore a quattromila euro al mese, che i consiglieri comunali lavorassero gratis per puro spirito di servizio e che gli assessori si accontentassero di 1.500 euro. Infatti ognuno di essi, avendo una professione, dovrebbe trarre il proprio reddito dal lavoro privato e non dal danaro pubblico.
Insomma il quadro delle istituzioni siciliane sembra roseo. Non si può pretendere di più.
Catania, 11 gennaio 2024.