PALERMO – Oltre mezzo milione di visitatori ha abbandonato i siti archeologici siciliani. Una fuga che, tradotta in termini economici, ammonta a perdite che si attestano su un milione e 400 mila euro.
Le cifre emerse dall’ultimo rapporto sulla fruizione dei beni culturali in Sicilia, segnano rosso su più voci. Il 2008 è stato decisamente un anno negativo per le bellezze architettoniche dell’isola rispetto al 2007, quando 4 milioni e mezzo di turisti sono stati attratti dalle nostre opere d’arte. E per il 2009? I dati dei primi mesi sono ancora in via di elaborazione, ma all’orizzonte si preannuncia una fumata nera e cali in presenze ed incassi.
Le rilevazioni effettuate dall’assessorato ai beni culturali su 57 dei 107 siti a gestione regionale parlano di una diminuzione di presenze che nei principali complessi archeologici di Siracusa, Agrigento e Taormina sfiora cifre ragguardevoli: ben 60 mila visitatori in meno. Lo scorso anno sono stati 3 milioni e 800 mila i viaggiatori che hanno scelto la Sicilia come meta dei loro tour. I siti più gettonati il teatro greco-romano di Taormina che ha registrato 706.754 presenze, la valle dei templi di Agrigento con 601.867 e l’area archeologica di Siracusa che grazie al teatro, all’odeon e all’orecchio di Dionisio ne ha attratte 537.018. Segesta e Selinunte, con 315.724 e 274.910 visitatori si sono posizionate al quarto e quinto posto nella classifica dei beni più visitati.
Sono quindi le vestigia greche e romane, la principale attrazione dell’isola e la fonte dei maggiori introiti per le casse regionali. Su un totale di 12 milioni e 950 mila euro incassati nel 2008, ben 10 milioni e mezzo provengono dalle cinque principali aree archeologiche.
Dai dati ricavati dagli altri 52 beni museali risulta che la Regione abbia guadagnato appena 2 milioni e mezzo di euro. L’appeal esercitato dalle aree archeologiche non si riscontra nei musei. I numeri fotografano cali notevoli di visitatori: il Paolo Orsi di Siracusa, pur conservando reperti ha registrato solo 43 mila presenze, di cui appena 18 mila con biglietto a pagamento. Stessa sorte infausta per il museo di Agrigento che conta 75 mila presenze, un quinto rispetto a quelli dell’area archeologia, mentre il museo Salinas con circa 39 mila visitatori eguaglia quello del Satiro di Trapani, ma con incassi ben differenti 82 mila euro per il primo e 94 mila per il secondo. Eppure ben più numerosi sono i reperti e le sale espositive.
Le cifre parlano poi di vertiginose discese di presenze nei musei minori. Sollevano interrogativi i soldi incassati dal circuito dei siti minori: i turisti paganti e l’entità del biglietto d’ingresso, talvolta non riescono neppure a ripagare le spese per i custodi e per il mantenimento della struttura. L’archeologico di Lentini nel siracusano con 92 visitatori paganti ha avuto un introito di appena 298 euro. Non meglio va a Marianopoli in provincia di Caltanissetta, dove l’incasso registrato è di 286 euro a fronte di 218 paganti. Il gioco al ribasso sfiora cifre ridicole se ci si trasferisce nelle aree archeologiche di Mineo nel catanese dove si registrano 33 presenze paganti per un totale di 50 euro o all’Antiquarium di Caltanissetta dove sono stati sborsati 63 euro da 34 turisti.
Questi siti sono tagliati fuori dai grandi flussi turistici e ben poco è stato fatto per valorizzarli, almeno localmente, denuncia qualcuno dei custodi. E se da qualche anno il circuito dei teatri di pietra sta provando a valorizzare nella stagione estiva i siti minori, con rappresentazioni teatrali e manifestazioni artistiche, bisogna constatare che nel resto dell’anno molte di queste aree tornano nel dimenticatoio e rischiano di rimanervi a lungo. Manca un progetto di promozione e di marketing globale e la Sicilia rischia di perdere un patrimonio e essere surclassata da altre.