Arsgate, ora Crocetta può allontanare il rimpasto

“Se un anno fa avessi messo in giunta politici come mi chiedevano i partiti oggi, ci saremmo trovati con il Governo col maggior numero di indagati in Italia”. Per Rosario Crocetta, in fondo, l’Arsgate sembra quasi una buona notizia. Perché con tantissimi indagati sia nel Pd che negli altri gruppi della maggioranza il rimpasto, chiesto a gran voce prima che scoppiasse lo scandalo, potrebbe nuovamente allontanarsi. Basta pensare che tra i papabilissimi per un posto al sole di Palazzo D’Orleans c’era anche Antonello Cracolici, indagato in quanto ex capogruppo del Pd.
 
Ma ormai la sua strada è sbarrata. Sul punto il governatore è stato chiarissimo. “Chi è indagato non può chiedere di entrare in Giunta. Non penso che chi ha grande sensibilità me lo chiederà”.
 
“Mi mette molta tristezza l’inchiesta sui deputati regionali – ha continuato il presidente parlando alla stampa – non è bello essere presidente di una Regione dove ci sono 97 indagati: questo mi fa rabbia”.
 
“Il tema vero è quello di affrontare radicalmente e in modo drastico la riduzione della spesa pubblica con regole rigide e su questo non mi sembra che dal Parlamento siciliano siano arrivate grandi novità”. Così il governatore della Sicilia, parlando dell’inchiesta della Procura di Palermo sulle spese dei gruppi parlamentari, con 97 persone indagate tra cui 83 politici.
 
“Molte cose devono cambiare, vanno stabilite regole ferme con leggi che evitino ogni possibile abuso. Da questa vicenda viene fuori una brutta immagine della Sicilia, annacquando anche il lavoro che ha fatto il governo sulla finanziaria”, ha aggiunto.
E ora il governatore, da una nuova e inaspettata posizione di forza, torna ad alzare la voce nel Partito. “Dobbiamo fare una valutazione generale col segretario Lupo. A Roma è ora che si assumano le proprie responsabilità, lo dico a Renzi ma anche al ministro D’Alia. Io sono l’unico che sta rottamando in Italia e in Sicilia; Renzi non ha rottamato proprio nulla, anzi”. Il riferimento è chiaramente a Davide Faraone, nominato dal sindaco di Firenze quale responsabile nazionale del Welfare e finito anch’egli nel tritacarne dell’Arsgate.
 
“In questi ultimi mesi il Pd è stato molto attento alle vicende congressuali e non al profondo rinnovamento che ha avviato il mio governo in Sicilia. Sono stato lasciato solo, ho avuto momenti di profondo sconforto come quando ho subito la profonda umiliazione per essere stato messo sotto processo dal mio partito per una lettera inviata da un anomimo trapanese”. In questo caso Crocetta si riferisce all’inchiesta aperta dalla Commissione nazionale di garanzia del Pd nei suoi confronti per aver fondato “Il Megafono”. Si era dovuto arrendere, ma adesso il pallino del gioco sembra essere tornato nelle sue mani.