PALERMO – Tornano in Sicilia 63 opere archeologiche che dopo aver fatto il giro tra i più importanti siti museali del mondo rientrano nelle loro sedi originarie. Beni di inestimabile valore: dall’Auriga di Mozia alla Phiale aurea di Caltavuturo custodita nel parco di Himera, da un cratere attico a maschere teatrali ai rilievi votivi con Demetra e Kore. E ancora medaglioni a rilievo, arule, coppe con emblema, statuette fittili, pissidi e antefisse, brocchette e bronzi.
“Dopo aver fatto bella mostra di sé al Paul Getty Museum di Los Angeles e al Cleveland Museum of Art nel 2013 – ha detto oggi in conferenza stampa l’assessore regionale ai Beni Culturali, Maria Rita Sgarlata – ed essere state in giro con la mostra ‘Sicily: Art and Invention between Greece and Rome’ tornano i ‘gioielli di famiglia’ per essere opportunamente valorizzati nella loro terra di appartenenza”.
I reperti, infatti, torneranno nei vari siti museali di provenienza: il museo archeologico di Agrigento, di Aidone, di Cefalù, il parco archeologico di Himera, il museo archeologico di Gela, Lipari, Palermo, Siracusa, Trapani e Catania.
“Perché è là che questi reperti devono stare – ha precisato l’assessore Sgarlata – e non nei ‘mostrifici’ sganciati da contesti di effettiva qualità in giro per il mondo. Questo non vuole dire chiusura nei confronti degli scambi culturali, piuttosto è una sorta di ‘fermo biologico’ in previsione di riequilibrio del rapporto con i musei stranieri”.
A giovarsi degli scambi culturali e di beni d’arte “non devono essere solo gli altri – ha aggiunto l’assessore Sgarlata – ma anche e soprattutto la Sicilia che troppe volte ha avuto come tornaconto solo un ritorno di immagine. Non si tratta di una pratica oscurantista o protezionista ma di buon senso il cui fine è solo quello di valorizzare, come meritano, i nostri beni. Questi sono i principi della nuova stagione di ‘reciprocità’”.
Tutte parole bellissime, peccato però che in Sicilia al momento sia molto difficile trovare un museo aperto, soprattutto la domenica e nei festivi, proprio quando la maggioranza di siciliani non lavora e avrebbe magari piacere a godere delle bellezze di cui disponiamo. Pare non essersi ancora risolta, infatti, la vicenda relativa ai siti museali siciliani chiusi durante i giorni rossi in calendario – ritenuta inevitabile dalla Sgarlata e poi smentita da Crocetta – almeno fino alla primavera.
Qualche giorno fa, in merito alla vicenda, era intervenuto il presidente della commissione Antimafia all’Ars, Nello Musumeci: “Credo di non scoprire l’acqua calda se dico che non si rende necessario pagare straordinari ai custodi per i giorni festivi”.
“Basterebbe ottimizzare il piano delle turnazioni, nel quale è già prevista una percentuale per i giorni segnati in ‘rosso’ nel calendario. Occorrerebbe solo saperlo sfruttare il Piano, mediante uno strumento che si chiama programmazione”, continuava Musumeci.
“Invece di farla passare come una rivoluzione – tuonava il deputato Ars – l’apertura dei musei nei fine settimana, il governatore farebbe bene a chiedere scusa a quei visitatori che in quest’ultimo anno, per il grave disservizio creato dal governo regionale, sono stati costretti a tornare indietro dopo aver trovato le porte chiuse dei musei nell’Isola”.
E la situazione pare non essere migliorata nemmeno con la Finanziaria regionale appena approvata. Il segretario regionale della Cisl Fp, Paolo Montera, ha rivelato che tra le somme accantonate dalla Legge di stabilità “ci sarebbero anche 479 mila euro del milione e 800 mila euro previsti per il funzionamento dei musei regionali”. “Si è parlato tanto – ha concluso Montera – di garantire l’apertura di questi siti anche durante la domenica e i festivi, e poi si mette a rischio quasi un terzo delle somme previste per il funzionamento”.
Un bentornato in Sicilia ai nostri gioielli, dunque. Anzi, forse no.