Abolizione Province, cosa prevede l’accordo della maggioranza

Sulle Province oggi qualche passo avanti è stato fatto, seppure non proprio “grande” così come lo ha definito Rosario Crocetta in Conferenza stampa (ma ormai conosciamo l’ottimismo sfrenato del governatore). C’è un’intesa da parte della maggioranza, che comunque dovrà passare i carboni ardenti dell’Assemblea regionale siciliana, dove la strada verso l’approvazione è tutt’altro che in discesa.
 
L’accordo – raggiunto in commissione Affari istituzionali tra il presidente della Regione e la maggioranza “variabile” a secondo degli umori che lo sostiene – prevede la costituzione di nove Liberi Consorzi in corrispondenza delle attuali Province e le tre Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina. I Comuni minori, che gravitano attorno a questi grandi Centri, potranno dunque scegliere se associarsi in Consorzi oppure entrare nell’alveo metropolitano.
 
Il testo governativo concede, inoltre, ai Comuni di istituire nuovi Liberi Consorzi (in aggiunta ai nove) ma dovranno farlo entro 6 mesi dalla riforma (che, lo ricordiamo, deve essere approvata dall’Ars entro il 15 febbraio, pena l’indizione dei comizi elettorali per il rinnovo degli organismi consultivi delle vecchie Province). Questi Consorzi “eventuali” dovranno rispettare comunque un limite di abitanti tra 150 e 350 mila.
 
La riforma conferma l’elezione di secondo livello dei componenti dei Liberi Consorzi (un’esponente di maggioranza e uno di opposizione).
 
“Ovviamente prevediamo la proroga dei commissari perché la riforma è complessa e occorrerà del tempo”, ha aggiunto Crocetta. Proroga che però già a dicembre è stata bocciata dall’Aula, bisognerà adesso vedere se i parlamentari ci ripenseranno nell’ambito di una riforma complessiva.
 
“Sicuramente i Liberi consorzi avranno sin dall’inizio alcune funzioni e non si porteranno dietro debiti, crediti, mutui – ha concluso il governatore -. Il personale sarà trasferito in parte alla Regione e in parte ai Comuni, ma serve un accordo con lo Stato”.