La questione è grave ma non seria, diceva Ennio Flaiano. è grave perché la soluzione va trovata oggi, ma non è seria perché anno dopo anno, decennio dopo decennio, essa è stata rinviata da Governi irresponsabili.
L’art. 27 della Costituzione stabilisce che il carcere ha una funzione rieducativa, per consentire al detenuto, che ha scontato la pena, di potersi reimmettere nella società. Un principio sacrosanto, che trova eccezioni sia nei condannati all’ergastolo sia nei malavitosi abituali.
La geografia dei detenuti italiani presenta due enormi anomalie. La prima riguarda oltre 20 mila detenuti non italiani, i quali con apposite convenzioni potrebbero essere consegnati ai Paesi d’origine, ove la pena sarebbe scontata, alleggerendo così la situazione disastrosa di carceri e casse dello Stato.
Poi vi è una seconda e più grave anomalia: oltre 20 mila detenuti in attesa di giudizio, persone che, secondo la Costituzione, sono innocenti in quanto non è ancora arrivata la sentenza definitiva di terzo grado.
Perché vi sono tanti detenuti in attesa di giudizio? Perché i processi penali durano un tempo enorme, in relazione alla media europea. Essi, secondo la relazione della ministra Cancellieri, erano oltre 3,2 milioni al 31 dicembre del 2013. Ma anche quelli civili, che sono 5,7 milioni, durano mediamente dieci anni.
Un altro elemento di snellimento, in corso di attuazione, potrebbe accelerare la conclusione dei processi: la loro totale digitalizzazione, con l’eliminazione dei documenti cartacei, di infiniti archivi e della manualità indispensabile per potervi accedere.
Laddove la digitalizzazione è già presente, i benefici per cancellerie e avvocati sono risultati evidenti, anche perché gli ufficiali giudiziari sono stati fortemente scaricati dal loro lavoro di notifica che avviene esclusivamente per Pec (Posta elettronica certificata).
La modernizzazione del Paese non può prescindere da questa urgente riforma che, se si procede con la speditezza analoga a quella della riforma elettorale, si può approvare in tre mesi.
Il tempo delle fumose parole è terminato ed è arrivato quello dei fatti, delle decisioni e delle azioni. Non si ricomincia a crescere se i settori delle diverse amministrazioni pubbliche non cominciano a funzionare in tempi e con efficienza europei. Per far ciò, è necessario svecchiare la dirigenza burocratica, una delle corporazioni più incrostate e deleterie del Paese.