ROMA – Dopo la bagarre alla Camera di mercoledi (al momento del voto sul decreto Imu-Bankitalia), i parlamentari del Movimento Cinque Stelle hanno cercato ieri di interrompere i lavori prima della commissione Giustizia e poi di quella dove era in discussione la riforma elettorale. Una ventina di deputati grillini non membri della commissione Affari costituzionali sono entrati nell’aula quando il presidente Paolo Sisto ha messo ai voti il mandato al relatore di andare in aula con il testo base, senza il voto preliminare degli emendamenti. Dopodiché alcuni grillini hanno bloccato le uscite della sala impedendo ai parlamentari di uscire. Alcuni di loro sono venuti alle mani con gli occupanti in un clima di crescente tensione.
Il testo della riforma elettorale, comunque approvato dalla Commissione e da ieri in discussione alla Camera, è il risultato dell’intesa tra i due partiti più grandi, il Pd di Matteo Renzi e Forza Italia di Silvio Berlusconi. La presidente della Camera, Laura Boldrini, ha detto che oggi potrebbe esserci il voto sulle pregiudiziali di costituzionalità, ma l’esame del testo entrerà nel vivo solo la prossima settimana. Il provvedimento prevede un sistema proporzionale sia per la Camera che il Senato con soglie di sbarramento e premio di maggioranza, da assegnare eventualmente al secondo turno, e mini-liste bloccate in circoscrizioni più piccole delle attuali.
Le formazioni minori sono molto critiche su diversi aspetti della riforma, perché temono di essere schiacciate alle urne con le nuove regole. Da qui la furibonda protesta grillina, iniziata mercoledi in seguito alla “ghigliottina” (lo stop forzato agli emendamenti) applicata dalla presidente della Camera Boldrini sul decreto Imu-Bankitalia, e che è proseguita anche ieri con asprezza perfino maggiore: dalla richiesta di impeachment presentata dai grillini nei confronti del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, all’occupazione del quarto piano di Montecitorio (dove avrebbe dovuto tenersi la seduta della Commissione Giustizia) sempre da parte dei Cinque Stelle, allo sbarramento degli uffici della Boldrini fino alle querele che piovono sulla testa del deputato grillino Massimo De Rosa. In mezzo tanti insulti, accuse, recriminazioni. Comportamenti che per la presidente Boldrini sono “estranei alla cultura istituzionale e a ogni prassi democratica”.