L’Udc vira a destra, il Pd siciliano: ora fuori dalla maggioranza

Sabato scorso Pierferdinando Casini, leader nazionale dell’Udc, in un’intervista al quotidiano “La Repubblica” ha dichiarato il ritorno dello Scudo crociato nelle file del centrodestra (ancora non si è ben capito – alla luce della legge elettorale che fa fuori i partitini – se sotto il cappello di Angelino Alfano o quello ben più cospicuo di Silvio Berlusconi). Fatto sta che la scelta del “figliol prodigo” non poteva restare senza riflessi. Sono tantissime le città e le Regioni, in cui i centristi – in forza della loro ormai ex collocazione “terzista” – si sono alleati con la sinistra. Tra queste c’è la Sicilia, dove il partito che fu dell’ex governatore in manette Totò Cuffaro sostiene la giunta Crocetta assieme al Partito democratico e a una variegata galassia di sigle minori.
 
Il nuovo corso romano non è andato giù ad alcuni democrats dell’Isola, cioé il capogruppo all’Assemblea regionale, Baldo Gucciardi, e il renziano Fabrizio Ferrandelli, deputato regionale.
 
“Negli anni passati la politica del centrodestra ha prodotto in Sicilia danni profondissimi le cui conseguenze emergono oggi in tutta la loro gravità”, afferma Gucciardi. Che avverte: “L’alleanza fra Pd e Udc alle scorse regionali era fondata proprio sulla volontà comune di voltare pagina: è evidente che se a Roma si sancissero nuove alleanze stabili che vanno nella direzione opposta al nostro progetto, un minuto dopo il Pd siciliano aprirebbe un ragionamento sulla maggioranza che sostiene il governo regionale”.
 
Grane belle e buone per Rosario Crocetta, già costretto a fare i conti con un partito spaccato alla vigilia delle Primarie (asprissima è la competizione tra il favorito Fausto Raciti, appoggiato dall’improbabile duo Crisafulli-Faraone, e l’uscente Giuseppe Lupo).
 
Sulla scelta di campo dei neo democristiani è andato ancora più pesante Ferrandelli: “L’abbraccio di Casini con Berlusconi pone l’Udc siciliana fuori dalla maggioranza di governo della Regione”. Per il renziano “la politica è il regno del possibile e la Sicilia laboratorio politico per antonomasia, ma non si governano i processi di cambiamento con l’ambiguità, l’incoerenza, le geometrie variabili e maggioranze camaleontiche in giro per l’Italia”.
 
“Le persone non lo capirebbero ed io per primo”, aggiunge. Ferrandelli chiede pertanto “una verifica urgente di maggioranza”.
 
“L’Udc ha scelto di costruire la nuova destra, – sottolinea – e il Pd siciliano ne deve prendere atto. Noi abbiamo come orizzonte un’alleanza tra riformisti e democratici, e quindi le strade non si incontrano. I siciliani hanno bisogno di una politica chiara, coerente e di progetti di trasformazione, non di trasformismi”.
 
Insomma, altri problemi all’orizzonte per il presidente della Regione anche se Giovanni Pistorio, segretario siciliano dell’Udc, e Calogero Firetto, capogruppo all’Ars, giurano fedeltà al governatore. D’altro canto, senza di loro, la già fragile maggioranza siciliana verrebbe definitavamente a mancare. Oppure no?