Il grido di dolore è emerso anche sabato 25 gennaio, con l’apertura dell’anno giudiziario 2014, per bocca del primo presidente della Corte di Cassazione, Giorgio Santacroce.
Ma anche in Sicilia il primo presidente della Corte d’appello di Palermo, Vincenzo Oliveri, ha denunciato che nel sistema pubblico vi è un boom di tangenti ai burocrati con “un vero sistema criminale”. Oliveri ha anche tuonato contro la politica: “Inimmaginabile putridume”.
Secondo questi anatemi, c’è da inorridire, ma non tanto, sentendo tutti i giorni, come ci capita, di denunce e di reati che emergono a seguito della infaticabile azione della Guardia di Finanza nonché, per altri settori, di Polizia e Carabinieri.
La recessione è anche figlia di queste truffe e della corruzione dilagante, la quale, oltre a favorire i beneficiari, danneggia tutti gli altri, perché non li mette in condizioni di pari concorrenza.
Chi prende un appalto perché ha pagato la tangente, mette fuori causa altri che avrebbero avuto il diritto di vederselo attribuire, magari a condizioni migliori, cioè con un beneficio per la collettività. In questo versante, i Tribunali amministrativi dovrebbero intervenire con maggiore celerità.
In Italia, c’è la regola non scritta che si fanno le leggi per non attuarle, ovvero si rimanda a decreti e regolamenti la loro attuazione. Di tutte le leggi approvate durante i 17 mesi del Governo Monti e quelle approvate in questi dieci mesi del Governo Letta, sono previsti, ma ancora non emanati, oltre 800 provvedimenti.
Non si capisce perché una legge non possa essere completa e avere in sé gli elementi di attuazione. Ovvero, si capisce benissimo. La dirigenza burocratica, che è poi quella che di fatto compila i testi, inserisce tutti questi paletti per conservare i propri privilegi, per evitare la semplificazione, per impedire la digitalizzazione e con essa la trasparenza. Cosicché, come i sacerdoti egizi di 4.000 anni fa, possa mantenere inalterato il proprio potere di gestire di fatto le risorse collettive.
Anche stavolta dobbiamo distinguere e non sparare nel mucchio: fra i dirigenti pubblici ve n’è una grande parte composta da persone oneste, corrette e capaci, ma essa non si distingue dalla parte lercia e marcia, perché cane non mangia cane. Però, così, anche la parte buona andrà all’inferno.