La Polonia ha utilizzato al massimo i fondi di coesione europei, cofinanziando i quali sono state costruite tante infrastrutture moderne ed efficienti. Tutto ciò indipendentemente dai Governi di destra e di sinistra che si sono alternati, in qualche caso anche alleati con gli ex comunisti. Tutti hanno sempre favorito la concorrenza e le liberalizzazioni.
L’attuale primo ministro, Donald Tusk, presiede un governo di centrodestra. Anche là, però, la Giustizia è lenta e la Pubblica amministrazione inefficiente, perché vi è un eccesso di burocrazia. La solita storia di una dirigenza corporativa che cerca vantaggi per sé a danno della collettività.
Perché vi raccontiamo della Polonia? Perché non c’è bisogno di andare a guardare i soliti partner europei come esempio, esso ci può venire anche da un partner minore che funziona bene e fa crescere la propria collettività.
In Italia, l’irresponsabilità del ceto politico di questi vent’anni, per non richiamare il passato, e del ceto burocratico, con la massima responsabilità della dirigenza, ha peggiorato fortemente la recessione, con la conseguenza che l’obbligo di rimettere in equilibrio i conti pubblici ha soffocato l’economia, perché governi e maggioranze non hanno fatto il loro dovere.
Ma i piccoli imprenditori, che non avevano capacità di credito, sono stati costretti a ricorrere agli usurai e in qualche caso, non avendo alcuna via d’uscita, si sono suicidati.
Se la procedura d’infrazione Ue sarà aperta, cosa che dovrebbe avvenire entro febbraio, sull’Italia pioverà una multa di 600/700 mila euro al giorno, un’ulteriore mazzata sui conti pubblici e una responsabilità ancora più evidente dei dirigenti che non pagano e delle amministrazioni statale, regionali e comunali, che continuano a privilegiare la spesa improduttiva, lo stipendificio, il consulentificio e altri canali di favori, piuttosto che fare il proprio dovere, che è quello di saldare le fatture.
In questo quadro, vi è iniquità fra i dipendenti pubblici, pagati regolarmente qualunque cosa accada, e quelli privati delle imprese che, non ricevendo gli incassi previsti, non possono pagare gli stipendi.
Finché vi sarà tale iniquità questo non potrà essere chiamato un Paese civile.