Ars, quando una Louis Vuitton è una spesa politica

L’indagine della Procura di Palermo sulle cosiddette “spese pazze” – cioè soldi dei cittadini usati per attività non strettamente politiche – dell’Assemblea regionale siciliana va avanti a ritmo incessante. I magistrati stanno completando il giro di audizioni dei capigruppo della scorsa legislatura per fare luce sulle responsabilità e per discernere l’utilizzo illegittimo dei rimborsi elettorali da quello legittimo (leggi qui). Certo è che, come ha dichiarato nei giorni scorsi il pm Leonardo Agueci, coordinatore dell’indagine, sebbene “alcune spese potranno magari essere giustificate, per altre, già in questo momento, sembra molto più difficile”.
 
Ricordiamo che sono indagati per peculato 83 deputati regionali – alcuni in carica, altri delle scorse legislature – e 14 tra consulenti e dipendenti dei Gruppi. Sono già stati ascoltati Antonello Cracolici (allora capogruppo del Pd), gli ex rappresentanti dell’Mpa (si sono alternati Lino Leanza, Francesco Musotto e Nicola D’Agostino), Innocenzo Lentini (Pdl), Rudy Maira (del Pid) e Giulia Adamo, ex capogruppo dell’Udc e ora sindaco di Marsala.
 
Davanti ai giudici palermitani, invece, non sono mai comparsi Cataldo Fiorenza e Livio Marrocco, che però hanno presentato tramite i loro avvocati delle memorie difensive. Si è avvalso della facoltà di non rispondere, Nunzio Cappadona, allora a capo del gruppo “Alleati per la Sicilia”.
 
“Ho correttamente impiegato il denaro ricevuto rispettando la normativa in vigore e ho correttamente monitorato le spese degli altri componenti del gruppo, attraverso l’acquisizione delle relative ricevute, pertanto attendo fiducioso che l’iter delle indagini si concluda”, ha dichiarato Cappadona.
 
Tra gli ultimi deputati regionali a rispondere c’è il primo cittadino di Marsala, Giulia Adamo. L’ex capogruppo dell’Udc ha spiegato che sia le cravatte che la borsa Louis Vuitton rientravano tra le spese politiche perché considerate “spese di rappresentanza”. In particolare, la borsa sarebbe stata regalata alla proprietaria di un edificio storico di Palermo che aveva ospitato un convegno rinunciando a percepire l’affitto dello stabile. Anche l’acquisto degli Ipad rientrerebbe, secondo l’ex deputata, nelle spese di funzionamento del gruppo. All’ex deputata i pm contestano, tra l’altro, spese per cene con centinaia di ospiti.