Report Sicilia: Pil in calo del 3,2% e 67 mila posti di lavoro persi

PALERMO – Rieccoci all’appuntamento annuale con l’analisi previsionale sull’economia siciliana relativa al secondo semestre 2013 e alle previsioni 2014. L’ormai famoso Report Sicilia n°40, della Fondazione Curella, realizzato da Diste Consulting per Fondazione Curella, è stato illustrato ieri mattina a Palermo nella sede di via Libertà 37. Presenti, tra gli altri, il presidente della Fondazione Curella Pietro Busetta, il presidente del Diste Consulting Alessandro La Monica e l’assessore all’Economia della Regione Siciliana Luca Bianchi.
L’analisi parte da una serie di dati piuttosto impietosi che riguardano Pil, occupazione, ricchezza prodotta del 2013 per arrivare a tracciare i possibili risvolti sull’anno in corso.
Il Pil della Sicilia, nel secondo semestre del 2013 ha chiuso con un calo del 3.2% e la perdita di altri 67 mila occupati, mentre la disoccupazione è salita al 20.9% (-2% rispetto al 2012) e tra i giovani ormai il 50% è in cerca di lavoro. Dal 2008 a oggi, la caduta complessiva della ricchezza prodotta sfiora il 14% nell’isola e l’8.6% a livello nazionale. Di riflesso alla forte erosione del potere d’acquisto, i consumi delle famiglie ripiegano di un ulteriore 3.7% a fronte del -2.5% della media italiana. Assistiamo ad una recessione che attanaglia l’economia siciliana dal 2008 e non accenna a finire. I consumi delle famiglie non riprendono il volo e gli investimenti delle imprese segnano il passo.
 
Occupazione in crollo con conseguente aumento del tasso di disoccupazione. Nei sei anni di crisi la caduta complessiva della ricchezza prodotta sfiora il 14% nell’Isola e l’8,6% a livello nazionale. Di riflesso alla forte erosione del potere d’acquisto, i consumi delle famiglie ripiegano di un ulteriore 3,7% a fronte del -2,5% nella media dell’Italia.
Nei sei anni di recessione le famiglie siciliane hanno subito un taglio dei consumi di circa il 12%, e quelle italiane una flessione dell’8%. Per gli investimenti fissi i preconsuntivi del 2013 sono ancora più sfavorevoli, riportando un crollo del 6,2% cui fa riscontro in Italia un cedimento del 5%.
I dati del già citato report, nel corso di successive giornate di studio, verranno snocciolati ed analizzati per provare a dipingere un quadro economico con le aspettative del 2014.
"Per il 2014 – dice il presidente della Fondazione, Pietro Busetta – c’è la speranza che le attuali forze recessive possano gradualmente attenuarsi, e cedere il campo a una fase meno travagliata dell’economia. Sembrano avallare quest’attesa i miglioramenti di alcuni indicatori anticipatori, e l’arresto della discesa del prodotto nel terzo trimestre 2013. Nell’isola non sembrano però esservi ancora le condizioni per un recupero della domanda e della produzione".
L’importanza e l’autorevolezza del Report Sicilia è comprovata da decenni di storia; la fondazione risale al 1985 su iniziativa della Banca Popolare Sant’Angelo. La Fondazione Centro Ricerche Economiche “Angelo Curella” ha ottenuto il riconoscimento ufficiale quale ente culturale nel gennaio 1994, con decreto del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica.
Diverse le iniziative presentate in precedenza, una su tutte quella del 4 novembre: “Le Giornate dell’Economia del Mezzogiorno”. La manifestazione in collaborazione con il Diste Consulting ha rappresentato un momento di confronto tra i principali protagonisti del mondo accademico, politico ed economico, che ha riguardato il tema: “Felicità e Bellezza”.
Fin dalla sua costituzione, obiettivo della Fondazione è stato quello di contribuire ad una migliore conoscenza dei principali fenomeni socio-economici del nostro tempo, con specifica attenzione ai problemi del dualismo economico Nord-Sud ed a quelli dell’economia regionale e alla problematica del credito.
Un compito sempre più oneroso e, purtroppo, foriero di previsioni economiche tutt’altro che rosee, da alcuni anni a questa parte. Un’Isola, la nostra, che sembra non trovare le forze per ripartire affogata com’è da governi instabili e politiche altalenanti incapaci di garantire a troppi siciliani opportunità di lavoro e attrattività dall’estero.