Partiti politici alle strette basta con i fondi pubblici

Roma – Niente più finanziamento pubblico diretto e indiretto ai partiti: questa la principale novità del decreto legge, fortemente voluto dal Governo Letta, che introduce nuove norme sulle modalità con cui affrontare i costi della politica e che proprio ieri è stato convertito in legge dalla Camera.
Il testo è stato approvato a Montecitorio, dopo il sì del Senato, con 312 sì, 141 no e 5 astenuti. Favorevoli Pd, Fi, Ncd, Scelta civica e Per l’Italia, contrari Lega, Sel e M5S.
Al posto del finanziamento, donazioni e agevolazioni fiscali per la contribuzione volontaria dei cittadini attraverso detrazioni per le erogazioni liberali e destinazione volontaria del 2 per mille Irpef. In altre parole, sarà il singolo cittadino che, con una firma, deciderà a chi destinare una parte della propria contribuzione. Inoltre l’accesso ai fondi viene condizionato al rispetto di requisiti di trasparenza e democraticità cui dovranno attenersi le formazioni politiche che, da ora in poi, dovranno risultare regolarmentge iscritte in un apposito registro. Per essere ammessi, tra l’altro, sarà necessario persentare adeguati statuti che rispettino i principi della democrazia interna e addirittura la creazione di un sito internet che assicuri la consultabilità a chiunque delle regole che gestiscono la vita di ogni singola formazione, come anche dei bilanci.
Fondamentale l’introduzione di un tetto alle donazioni pari a 100 mila euro, l’introduzione di una detrazione per le erogazioni liberali pari al 26% per gli importi da 30 a 30 mila euro, l’assoggettazione a Imu degli immobili dei partiti politici, la possibilità di destinare il 2 per mille dell’Irpef ai partiti, la previsione di un apposito codice di autoregolamentazione delle raccolte telefoniche di fondi, l’applicazione progressiva della abrogazione con la riduzione parziale dei contributi diretti che cesseranno completamente nel 2017, l’estensione al personale dei partiti della disciplina sul trattamento straordinario di integrazione salariale e di contratti di solidarietà.