I grandi sogni di Renzi piacciono alle imprese

ROMA – I numeri sulla disoccupazione e sul Pil sono “i numeri non di una crisi ma di un tracollo”. Matteo Renzi, al Senato per la fiducia, recupera un’espressione già utilizzata per indicare lo scollamento avvenuto tra la politica e la gente e per indicare “l’urgenza” con cui intervenire per risolvere i problemi che attanagliano il paese: “Abbiamo troppo guardato ai mercati finanziari e poco a quelli rionali”.
 
Ecco allora invocare un “cambio radicale delle politiche economiche che passi attraverso provvedimenti concreti”. Tre sono quelli che il premier indica: sblocco totale dei debiti della Pa attraverso un uso diverso della Cdp, secondo: costituzione e sostegno di fondi di garanzia per il credito alle pmi, terzo: “riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale attraverso misure serie e irreversibili che porteranno nel primo semestre del 2014 a risultati immediati e concreti”.
Dei tre il terzo provvedimento del manifesto economico secondo Renzi è quello che, certamente, ha suscitato maggiore interesse per la portata dell’intervento annunciato. Tre misure che vanno incontro alle richieste da sempre avanzate dagli industriali. Non a caso il discorso di Renzi è stato molto apprezzato dal leader di Confindustria Giorgio Squinzi.
Il premier rinnova la promessa che “entro il mese di marzo” arriveranno “nuove regole nel mercato del lavoro”: “Interverremo attraverso delle regole normative anche profondamente innovative per incidere nella capacità di attrarre investimenti in questo Paese, che negli ultimi anni purtroppo è profondamente diminuita”. Lavoro, imprese, fisco. “Il fisco smetta di essere uno spauracchio, serve un fisco che abbia connotati diversi”. E lancia una proposta ricordando che anche il papa ha detto che il web è un dono di Dio: “È possibile inviare a casa a dipendenti pubblici e pensionati la dichiarazione dei redditi precompilata”.
Perché quello che ha in mente Renzi è “un Paese semplice e coraggioso sul lavoro, che non abbia paura di affrontare in modo diverso il rapporto con la pubblica amministrazione”.
Parlando di pubblica amministrazione, Renzi indica come priorità un altro degli interventi che richiamerà maggiormente le discussioni: stop ai dirigenti a tempo indeterminato, fatti salvi i diritti acquisiti. Oggi, denuncia, c’è un pensiero che non può più reggere: “I governi passano, i dirigenti restano”. Qualche volta, dice il premier, “mi è venuto in mente di pensare che sarebbe meglio il contrario. Ma forse sarebbe eccessivo”. Il processo di riforma della pubblica amministrazione “lo presenteremo prima delle elezioni europee e amministrative della primavera”, promette. Senza dimenticare la necessità della trasparenza: “Ogni centesimo speso nella Pa dev’essere visibile online”.