I 1.800 dirigenti regionali e i 42 dirigenti dell’Assemblea regionale si dovrebbero vergognare di percepire fra i 100 e i 200 mila € l’anno lordi, senza alcuna motivazione etica e senza alcun raffronto con gli obiettivi (che non ci sono) e meno che mai con i risultati, del tutto insignificanti.
O si sentono parte integrante della Comunità siciliana, o si sentono servitori dei Cittadini, oppure chiudono gli occhi, le orecchie e la bocca, si rinserrano nei loro palazzi dorati, se ne infischiano dei 368 mila disoccupati, restano insensibili di fronte a migliaia di piccoli commercianti, agricoltori e artigiani che si trovano in forte sofferenza.
Così non può continuare. Sorprende che i quattro sindacati regionali non abbiano avviato un processo concreto per ripristinare equità al loro interno e fra tutti i loro aderenti. Sorprende che non chiedano a dirigenti e dipendenti regionali di: a) rinunciare a quanto percepiscono in più, rispetto ai loro colleghi delle altre Regioni e ai dipendenti comunali; b) aumentare la loro produttività per far sì che ogni città imbocchi la strada dello sviluppo, che si basa su servizi efficienti, su trasparenza assoluta e sulla massima utilizzazione delle risorse a disposizione delle Regioni e degli enti locali.
Occorre che anche i sindacati firmino protocolli di legalità ed avviino processi di espulsione di quegli aderenti che non onorano l’essere cittadini. Non solo perché corrompono o sono corrotti, ma soprattutto perché non compiono il proprio dovere.
Solo adempiendo a esso un dirigente o dipendente pubblico ha il diritto di percepire lo stipendio: diversamente si comporta da parassita perché assorbe risorse, sottraendole a chi lavora proficuamente e a chi fa tutto quello che deve fare.
Sarebbe opportuno un atto di pentimento, dichiarato all’opinione pubblica siciliana da parte di dirigenti e dipendenti regionali, molto apprezzato, consistente, lo ripetiamo, nella rinunzia ai privilegi di cui sono destinatari, cioè gli eccessivi compensi, superiori a quelli degli altri colleghi regionali.
Nel caso dei dipendenti Ars, vanno decurtati gli enormi compensi, superiori a quelli dei loro colleghi degli altri Consigli regionali, oltre all’eccessiva pensione. È ora di ritornare a una condizione normale: ecco perché è opportuno che nelle prossime riforme costituzionali venga eliminata la specialità dello Statuto siciliano, in modo che la Regione diventi ordinaria, cioè senza categorie privilegiate.