Nessuna delle mail che riceviamo smentisce i fatti sopra riportati. Dunque, essi costituiscono la realtà.
Fra i giovani che volevano entrare a scuola ve ne erano tantissimi vocati, ma altrettanti che pensavano di sistemarsi con uno stipendio, seppur modesto, indipendentemente dal lavoro e dalla sua qualità. La questione si sposta sui mancati controlli dell’insegnamento e della sua efficacia. Nel nostro Paese, chi entra nella Pa ne esce solo per andare in pensione. In tutti gli altri Paesi, quando non si raggiungono i risultati si viene cacciati.
È ovvio che selezionando il personale in base al merito, chi rimane dentro debba essere pagato di più. Ma rimane dentro solo il personale necessario. Nella scuola italiana invece, a forza di far entrare precari, pur con i concorsi bloccati, al 2008 vi era un esubero di 100.000 buste paga, cioè persone che non servono al Piano organizzativo di produzione dei servizi.
Precario, dicci chi ti ha fatto entrare. Comprendiamo le tue aspettative, comprendiamo che pensi di rimanere dove ti trovi. Tutto ciò è umano, ma è fuori dalla realtà siciliana.
Sarebbe molto più logico che ti alzassi dal terreno dei luoghi comuni e ti guardassi in giro per vedere dove è il lavoro in Sicilia, che c’é. Certo, ti porrai il problema di non avere le competenze, che le attività produttive richiedono, ma le competenze si possono accumulare con un percorso formativo serio, (non certo quello proposto dalla Regione) e con la voglia di diventare un professionista capace e desiderato dal mercato stesso.
Spero questa volta di aver fatto emergere l’intento positivo e costruttivo di queste analisi. è chiaro a tutti, ormai, che non uno di questi precari potrà essere stabilizzato, per il semplice motivo che non ci sono più risorse. La strada per risolvere il problema non è chiedere, chiedere e chiedere un posto, ma quella di formarsi per il lavoro che in Sicilia, lo ripetiamo, c’è ed è abbondante. Naturalmente solo per i competenti.
Peraltro, i responsabili delle istituzioni regionale e locali hanno chiaro questa realtà in quanto sono costretti dal patto di stabilità a stare dentro i binari del rigore e, d’altro canto, sanno di avere il doppio del personale di una qualunque analoga amministrazione del Nord Italia. La strada è obbligata. Non c’è scelta.