Catania – L’Università mira all’innovazione ma i servizi sono ancora carenti

CATANIA – Un’inaugurazione in pompa magna e alla presenza (silenziosa) della più alta carica istituzionale italiana, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, quella dell’inaugurazione dell’anno accademico 2013/2014, la 579^ dalla fondazione del Siciliae Studium Generale, dello scorso mercoledì 26 febbraio. Gremita l’aula magna dell’ex monastero dei Benedettini per celebrare, dopo una pausa di alcuni anni, l’inizio del nuovo anno di studi.
“Non rappresenta soltanto un momento di affermazione identitaria attraverso il ripetersi di un’antica tradizione, ma anche di riflessione sul proprio futuro e sul proprio ruolo sociale”, ha affermato il rettore Giacomo Pignataro nel suo discorso. Tanti i punti di forza della prima istituzione universitaria creata in Sicilia, secondo il rettore, a cominciare dagli studenti. Sono circa 55 mila questi, mentre sono 1.400 i docenti e 1.100 le unità di personale tecnico e amministrativo. “Siamo un Ateneo che, con i suoi 22 dipartimenti, 2 strutture didattiche speciali e una scuola di eccellenza, spazia nei vari campi del sapere, da quelli umanistici a quelli delle cosiddette scienze dure e della medicina”, ricorda Pignataro. “Siamo un Ateneo che ha da sempre coltivato una forte integrazione con il territorio ed è stato protagonista, insieme alle sue istituzioni locali e alle sue forze produttive, di esperienze positive di sviluppo, con rilevanti componenti di innovazione e internazionalizzazione”, continua.
Accanto alle storie positive, fatte soprattutto di quelle personali dei ragazzi che qui hanno studiato, però, come ammette lo stesso rettore, esistono tanti problemi che i giovani devo affrontare quotidianamente. “Siamo consapevoli, tuttavia, che il giusto orgoglio per ciò che è stato fatto non può esimerci dal dovere di affrontare alcuni problemi”, dice Pignataro. Mancano soprattutto i servizi che dovrebbero essere garantiti dall’ente preposto, ovvero, l’Ersu – l’ente regionale per il diritto allo studio universitario, ma non solo.
 
Esiste dunque una mancanza di aule studio per cui i ragazzi fanno di necessità virtù accomodandosi dove possono, a volte anche a terra lungo i corridoi. Una mancanza endemica ed epidemica dato che è un problema comune ad ogni dipartimento, che è sempre esistito e che si aggrava sempre più. Insufficienti, a fronte della popolazione studentesca, anche gli altri servizi erogati: mensa, dormitorio e borse di studio. Queste ultime sono sempre in ritardo rispetto alle scadenze stabilite nel bando unico di concorso, anche se molto ha spinto per risolverlo il presidente Alessandro Cappellani. Solo due le mense a disposizione (in via Vittorio Emanuele per il polo umanistico e alla Cittadella universitaria per quello scientifico). Pochi anche i posti letto circa 600 per circa 28 mila fuori sede dislocati in una dozzina di strutture. Queste, peraltro non sono tutte in buono stato e necessitano degli interventi importanti. Quelli per il plesso Oberdan, ad esempio, in cui un’intera ala è chiusa perdendo così la mensa, l’aula studio e circa 60 posti letto.
Carenze anche per quanto riguarda la didattica, però. Sempre meno i docenti strutturati e sempre più quelli a contratto o i ricercatori a fare lezioni ed esami e non sempre i contratti vengono mantenuti negli anni. Gli studenti, di conseguenza, soprattutto chi non è proprio in regola con lo studio, si trovano spiazzati dalla mancanza di un docente di riferimento e della continuità didattica.
“Siamo impegnati a migliorare la nostra capacità di svolgere la missione che ci è affidata e di porla al servizio della nostra comunità, in un momento nel quale la Città e la Regione sono impegnate in una difficile azione di rinnovamento istituzionale, economico e sociale”, dichiara comunque il rettore Pignataro.