Il primo di essi riguarda l’efficientamento (brutto neologismo) della macchina burocratica. Il secondo riguarda la semplificazione delle procedure. Ma i cattivi burocrati hanno proprio nelle procedure farraginose, arcaiche e appositamente complicate, uno scudo a protezione della loro inefficienza e del loro egoismo, e quindi fanno di tutto per evitare che i percorsi siano ridotti all’osso.
Chi dovrebbe costringerli alle semplificazioni? Il ceto politico. Ma potrebbe farlo solo se competente e onesto. Non sembra che fra i novanta consiglieri-deputati regionali ve ne siano tanti competenti e onesti. Né, sembra, che tra i componenti della Giunta regionale, compreso il presidente, ve ne siano tanti onesti e/o capaci.
Quindi, l’ultima spiaggia è la Classe dirigente, che deve esercitare una forte pressione per mandare a casa gli uni e gli altri, chiedendo a voce alta e chiara il commissariamento della Regione, fallita, ai sensi dell’articolo 8 dello Statuto. La Classe dirigente siciliana, approfittando delle riforme costituzionali all’ordine del giorno del Governo Renzi, chieda a voce alta l’abrogazione dello Statuto speciale e l’utilizzo di uno Statuto ordinario.
Cosicché, in questo scenario, l’ultimo baluardo della lotta alla corruzione è portato dai valorosi magistrati e dagli altrettanto valorosi militari della Gdf, nonché dagli eccellenti Carabinieri e dall’ottima Polizia di Stato. Ma non bastano, perché i reati e le frodi contro la Cosa pubblica sono talmente estesi nella Regione e nelle sue Partecipate, nei Comuni e nelle loro Partecipate, e in tanti altri Enti, per cui la lotta risulta impari.
Abbiamo più volte indicato nel Niai (Nucleo investigativo affari interni) il vero soggetto anti corruzione, ma presidente di Regione e sindaci nicchiano di fronte a questa soluzione, perché hanno paura che venga scoperto il vaso di Pandora in ognuno degli enti.
È vero che i D.lgs 33/13 e 39/13 impongono a tutti gli enti l’obbligo di nominare il responsabile anti corruzione, il responsabile per la trasparenza e l’area della trasparenza in ciascun sito web. Ma questo obbligo di legge è volutamente ignorato.
Sindaci, comunicate gli strumenti per combattere la corruzione negli Enti da voi amministrati. Oppure siete conniventi e correi. I cittadini ne prenderanno atto per le ovvie conseguenze.