Amianto in Sicilia, mappa e fondi: Isola in ritardo

PALERMO – L’emergenza amianto sul territorio siciliano è sbarcata a Roma. La scorsa settimana la parlamentare Claudia Mannino (M5S) ha presentato a Montecitorio una interrogazione sui ritardi della Regione nella mappatura dei siti siciliani contenenti amianto e questa settimana è previsto un atto regionale da parte di Giampiero Trizzino, presidente della commissione Ambiente all’Ars.
Nei giorni in cui il disegno di legge n° 381 “Norme per la tutela della salute e del territorio dai rischi derivanti dall’amianto”, calendarizzato all’Ars come dichiarato da Pippo Gianni al Qds qualche giorno fa, dovrebbe colmare un vuoto lungo 21 anni, tanti quanti ce ne sono dalla legge nazionale numero 257 del 1992, è partito un ulteriore incentivo per accorciare i tempi. Claudia Mannino e Giampiero Trizzino hanno richiamato l’attenzione sull’avanzamento della mappatura regionale dell’amianto e sulla trasmissione dei dati dati raccolti al ministero dell’Ambiente. Lo prevede il decreto Ministeriale 101 del 2003 che in Sicilia pare essere rimasto soltanto sulla carta. A Roma e Palermo si sono quindi mobilitati gli appartenenti al M5S che hanno avviato due interrogazioni per comprendere le ragioni “dell’inerzia della Regione e, in particolare, quello presentato a Roma vuole conoscere la procedura che intende attivare il ministero per acquisire i dati relativi alla presenza dell’amianto in Sicilia”. In particolare si vuole venire a conoscenza degli eventuali fondi stanziati per la mappatura.
Quest’ultimo dato richiesto dalla pattuglia stellata, in realtà, esiste già e, in attesa della conferma da parte del ministero e della Regione,  possiamo anticiparlo: AssoAmianto ha riportato che nel 2003 erano stati previsti 5 milioni di euro come attuazione dell’articolo 20 della Legge 23 marzo 2001, n.93. Di questa somma ben 362.845 euro sarebbero stati stanziati proprio per la Sicilia. I finanziamenti avevano il duplice intento di promuovere la mappatura del territorio, già prevista nel 1992, in collaborazione con l’Arpa, e di segnalare i siti maggiormente a rischio e quindi da bonificare prioritariamente. I vertici istituzionali dovranno rispondere della destinazione di questi fondi.
L’urgenza c’è, ricordiamo che sono state ben 780 le aziende che hanno dichiarato di aver fatto uso di amianto e altre 279 fallite o di cui non si sa più nulla. Non è la prima volta che la Sicilia ci prova. Nel 1998 un timido tentativo di piano regionale per la rimozione dell’amianto era stato tentato, all’interno del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, redatto dall’Ufficio del commissario delegato per l’emergenza rifiuti e per la tutela delle acque in Sicilia. Tutto ovviamente soltanto teorizzato.