Legittimi gli arresti di attivisti No Muos, ma per il fronte è repressione

Sono legittimi gli arresti della polizia di Stato eseguiti a Niscemi il 22 aprile del 2103 di due attivisti “No Muos”, accusati di resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato di una delle 46 antenne montate all’interno della base militare statunitense di contrada Ulmo. Lo ha sancito la Corte di Cassazione accogliendo il ricorso della Procura di Caltagirone contro la decisione del Gip dello stesso ufficio giudiziario che ritenne allora di non convalidare il provvedimento eseguito da agenti di polizia.
 
L’episodio riguarda una manifestazione di protesta degli attivisti “No Muos” che, per protestare contro la costruzione del sistema di comunicazione satellitare ad altissima frequenza, ritenendo i campi magnetici pericolosi per la salute, penetrarono illegalmente nella base militare Usa, mentre due di loro, Turi Vaccaro e Nicola Arboscelli, poi arrestati, “si arrampicarono – scrisse la polizia nel suo rapporto – sul traliccio di un’antenna del sistema Ntrf danneggiandola, distruggendo alcuni tiranti ed una scatola di derivazione”. Ora, secondo gli stessi investigatori, “dichiarando la legittimità degli arresti, la Suprema Corte ha ritenuto sussistente l’aggravante della destinazione alla pubblica difesa della parabola danneggiata”.
 
Il fronte No Muos, comunque, resta compatto e parla di “repressioni”. Proprio questa mattina una decina di militanti di Rifondazione comunista, Catania bene comune e Officina Rebelde hanno manifestato davanti l’università di Catania per protestare contro la presenza nell’ateneo dell’ex procuratore di Torino, Gian Carlo Caselli.
 
Sono stati esposti uno striscione e sventolate bandiere in segno di “solidarietà al movimento No Tav e No Muos vittima di una violenta repressione” e “alle decine di attiviste e attivisti arrestati e denunciati per aver preso parte alle manifestazioni in Val di Susa e a Niscemi”.
 
I promotori dell’iniziativa non sono entrati nell’università di Catania per "non disturbare l’iniziativa antimafia in atto nell’Aula Magna" e "non mettono in discussione l’impegno dell’ex procuratore Caselli nella lotta alla criminalità organizzata". Ma, hanno spiegato, hanno voluto "denunciare la grave e volgare contraddizione di chi da un lato dice di combattere la criminalità organizzata e dall’altro criminalizza consapevolmente dei movimenti che, oltre a difendere il loro territorio, rappresentano il punto più avanzato della lotta sociale contro gli interessi economici delle cosche mafiose".