Del tutto ignorata, poi, è nelle partecipate pubbliche statali, regionali e comunali, ove vi sono stipendi da capogiro e ove addirittura i manager di vertice, qualora non fossero rinnovati, percepiranno liquidazioni milionarie. Tutto ciò sulle esangui casse pubbliche, bisognose di alleggerire queste uscite improduttive e ingiustificate.
Non sappiamo quali provvedimenti adotterà il prossimo Consiglio dei ministri. Certo è che se dovesse continuare nell’inutile pratica d’inserire questi provvedimenti in disegni di legge, anziché essere oggetto di decreti legge, che sono necessari e urgenti per porre fine al dissanguamento delle risorse pubbliche, la dilatazione dei tempi comporterebbe la non comprensione fra il dire e il fare di Renzi.
La differenza fra la sua azione e quella del pesce lesso Enrico Letta sta proprio nella rapidità e nella velocità con cui egli saprà ribaltare l’asfittico e lento andamento, la quasi immobilità dei governi che lo hanno preceduto su questo versante.
Cottarelli ha fatto un buon lavoro, ha aggredito 200 mld di spesa pubblica e ha indicato quelle parti che possono essere amputate senza danneggiare i servizi sociali e gli altri di vera utilità per i cittadini.
Ma c’è il Cottarelli siciliano? Più di uno. Ognuno dei possibili candidati ha doti professionali elevate, capacità, dirittura morale. Perciò può ricevere l’incarico come Commissario straordinario per la riduzione delle spese in Sicilia, incarico che svolgerebbe a costo zero, cioè gratuitamente, ad una condizione: consentirgli di fare un lavoro serio, forte, in favore di tutti i siciliani, anche se questo ne scontenterà 100 o 200 mila.
Il presidente della Regione deve scegliere se stare ancora dalla parte dei privilegiati del settore pubblico e delle sue partecipate o da quella dei 368 mila disoccupati (Istat, giugno 2013) e di tutti gli altri siciliani di cui centinaia di migliaia di piccoli imprenditori e di cooperative che, in un programma sistematico di opere pubbliche e di attività produttive, diventerebbero il locomotore della Sicilia.
Avanti, Crocetta, sia coraggioso, soprattutto in questo versante, dopo esserlo stato per le sue denunce contro la mafia e quella solenne porcheria che è stata la corruzione (pardon, la formazione) professionale.