L’ex Impero britannico – ma ricordiamo che ancora la Regina rappresenta il Commonwealth – ha problemi interni con la forte richiesta d’indipendenza della Scozia. Però, sul mercato internazionale, è vivo e vegeto in quanto ha attuato le profonde riforme dell’era dell’Iron lady, Margaret Thatcher, proseguite con determinazione dall’altro grande dei nostri tempi, Tony Blair, che ha continuato a smontare le corporazioni ed eliminare le incrostazioni che avevano fermato quel Paese.
Dunque, il nuovo Parlamento europeo, che eleggeremo il prossimo 25 maggio, avrà maggiori poteri e proprio per questo è indispensabile eleggere i parlamenteri italiani nelle persone del massimo livello possibile.
Chi va a Bruxelles e Strasburgo deve avere competenze, parlare correntemente almeno due lingue, conoscere direttive e regolamenti, sapere anche i perversi meccanismi della burocrazia e della tecnocrazia europea, che detengono un potere superiore ai loro compiti.
Il nostro giovane primo ministro, Matteo Renzi, l’ha detto con chiarezza: “A Bruxelles mandare i migliori candidati, forti e preparati”. Perché il prossimo quinquennio costituisca una svolta che deve coniugare in eguale maniera il rigore della tenuta dei conti dei ventotto e il massimo utilizzo delle risorse per promuovere sviluppo e occupazione.
Per fare crescere l’Unione ci vogliono parlamentari di grande spessore e di grande capacità. Da parte dell’Italia non è più consentito avere un ruolo trainato, mentre deve necessariamente ritornare a quello trainante, non dimenticando che il nostro Paese è stato socio fondatore del trattato firmato a Roma, correva l’anno 1957, con un protagonista di grande prestigio e abilità: il ministro liberale Gaetano Martino.
Un Europa forte, che riduca le spese del proprio apparato e che consenta alla propria banca (Bce) di operare con maggiore elasticità a tutela della moneta e dell’inflazione, può porsi traguardi non vicini di competitività a livello mondiale.
Non è più possibile che nella World trade organization (Wto) i ventotto Stati partecipino singolarmente. Non è più possibile che alla Nato vi siano le singole presenze. Non è più possibile che all’Onu ognuno parli con la propria voce e non vi sia la presenza nel Consiglio di sicurezza, che detiene il potere di veto, anche in seguito agli accordi di Yalta (febbraio 1945).