Messina – Corsi d’oro, le scosse continuano. Altri 5 arresti notificati di recente

MESSINA – Un mero esecutore di ordini. Così si è definito nell’interrogatorio davanti al gip Giovanni De Marco Salvatore Lamacchia, finito agli arresti domiciliari nell’ultima tranche della maxi inchiesta sugli enti di formazione della galassia Genovese, e ritenuto invece dagli inquirenti una pedina centrale soprattutto nei rapporti tra la segreteria politica e l’assessorato regionale.
Davanti ai pm del Tribunale di Messina, si è difeso anche il commercialista Stefano Galletti, mentre Roberto Giunta e Domenico Fazio, altri due fedelissimi della squadra di Francantonio Genovese finiti ai domiciliari, hanno preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. Il ciclone giudiziario, però, sta trascinando tutti gli interessati nel baratro della gogna mediatica, con la pubblicazione di intercettazioni che non lasciano alcuno spazio all’immaginazione. Come questa: “Se non c’era quella sfilza di persone da allocare non aveva il problema”, dice l’esponente del Pd Luigi Gullo, padre della deputata Maria Tindara, a proposito di Genovese, proprio al mero esecutore Lamacchia, “perché devi dare i 1.500 a questo nipote, e a questo che facciamo, non gli diamo niente? Poi ogni nipote si fa fidanzato…ci sono i suoceri, i consuoceri…mamma mia”.
Solo rimanendo alle ultime evenienze ci sono da registrare le dimissioni dei funzionari regionali Buttafuoco e Beringheli e la querela per diffamazione dell’ex assessore alla Formazione Mario Centorrino e di un altro funzionario, Ludovico Albert, nei confronti dell’attuale assessore Nelli Scilabra. In attesa di conoscere la decisione della Camera in merito all’autorizzazione all’esecuzione dell’arresto per Francantonio Genovese, già autosospesosi dal Pd “per comprensibili ragioni di opportunità”, di sicuro ci saranno altri sganciamenti, distinguo, confessioni. Come tante scosse di assestamento dopo un grande terremoto.
Terremoto avvenuto il 19 marzo scorso, con la notifica di cinque arresti nell’ambito di una nuova tranche di indagini dell’inchiesta Corsi d’oro. Associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, peculato, truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Queste le accuse formulate dal pool di magistrati coordinato dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, secondo cui non ci sono dubbi su chi ci fosse al vertice della piramide criminale riguardante l’uso dei corsi di formazione in Sicilia a fini speculativi, economici ed elettorali, e su quali fossero gli strumenti illeciti per generare profitti, in primis la società Calaservice.
“Lo schermo dietro il quale ha operato Genovese, imputando alla società una serie di prestazioni inerenti le proprie esigenze personali e professionali”, sostengono infatti gli inquirenti, che specificano: “la conferma dell’identità tra la società e la persona fisica è evidente ove si abbia riguardo all’osmosi dei patrimoni, conseguente al sistematico e continuo flusso di denaro che coinvolge in un meccanismo vorticoso anche le altre società del gruppo”.

Importi sequestrati. Oltre 5 mln € finiti nelle tasche degli indagati

Messina – Oltre 5 mln € il totale dell’importo sequestrato a seguito della notifica del Tribunale di Messina, giunta a più di 30 istituti di credito. La somma più ingente è riferita al patrimonio del deputato Genovese, 733.659 €, la cui moglie, Chiara Schirò, ha subito un sequestro pari a 120 mila €. Tra gli altri, 333 mila € è la somma sequestrata a Roberto Giunta, e 307 mila al commercialista Galletti. Per Elio Sauta, presidente Aram, disposto un sequestro pari a 681 mila €. Questi gli altri sequestri: 75.000 € a Giovanna Schirò, cognata di Genovese e moglie del parlamentare Ars Rinaldi, anche lui interessato a sequestro per 82 mila €; 354 mila € a Giuseppina Pozzi; 94 mila euro a Concetta Cannavò; 661.350 € a Natale Lo Presti; 20 mila € a Graziella Feliciotto, moglie di Sauta; 53 mila € ciascuno per i fratelli Capone; 71.250 per Orazio De Gregorio; 307 mila per Salvatore Natoli. Poi le società: € 235.424 per Centro Servizi 2000 srl; 307 mila per Sicilia Service srl; 354.350 € per Na.Pi service srl e 235.424 per Calaservice Srl.