La Corte dei Conti, nella sua puntuale relazione al Rendiconto 2012 – si attende quella di giugno per il 2013 – ha precisato che la spesa previdenziale è articolata in due gestioni, secondo la legge 6/09. La prima riguarda i dipendenti già in servizio al 9 maggio 1986 (legge 21/86) per i quali si applica la lr 2/62; la seconda concerne il personale assunto in data successiva.
Per la prima gestione, la Regione paga direttamente a 15.871 pensionati ben 592 milioni; a quelli della seconda, che sono 378, ha versato i contributi al Fondo che eroga pensioni per 8,3 milioni. Ci vorranno sedici anni perchè il Fondo pensioni divenga autonomo.
Non si capisce perché la Regione abbia sentito la necessità di crearsi un Fondo autonomo anzicchè fare una convenzione con l’Inps, nel quale è confluito l’Inpdap, per la gestione dei pensionati regionali – come tra l’altro previsto nella lr 2/02, abrogata con lr 6/09 -, in modo da evitare un costo che, fra dirigenti, Cda, personale, affitti, rimborsi, assicurazioni e altro, ammonta a svariati milioni di euro, forse 5.
Ora che non ci sono più soldi, la Regione, e per essa il suo presidente, ha l’obbligo etico di proporre all’Ars un ddl per la revisione del calcolo delle pensioni.
Con questo comportamento omissivo la Regione potrebbe essere accusata di appropriazione indebita, anche se vi sono leggi regionali che coprono questo scempio .
È proprio la serie di coperture dei privilegi che hanno portato la Sicilia al disastro, dal quale non si intravede la via d’uscita. Luca Bianchi si è dimesso da assessore all’Economia perché non ne poteva più di parti e controparti che tiravano il lenzuolo da ogni lato. Parti e controparti irresponsabili che non si rendono conto come la situazione finanziaria della Regione sia a un punto di non ritorno.
Sembra ormai ineludibile il ricorso all’articolo 8 dello Statuto, quello Statuto che ha consentito la nascita ed il mantenimento di tanti privilegi, con il conseguente commissariamento ed indizione di nuove elezioni entro tre mesi.