Telefonia: l’Europa prova a tagliare i costi in roaming

BRUXELLES – Telefonare all’estero, si sa, comporta costi aggiuntivi che variano in base al Paese  “da raggiungere” e alla compagnia telefonica. Tutto questo potrebbe cambiare e un primo passo in questa direzione si è mosso pochi giorni fa con l’approvazione da parte del Parlamento europeo (la relazione è stata approvata con 534 voti a favore, 25 contrari e 58 astenuti) di una riforma del settore delle telecomunicazioni in Europa, che prevede, tra l’altro, l’abolizione entro dicembre 2015 delle tariffe supplementari sui servizi telefonici mobili quando gli utenti sono in un Paese Ue diverso dal proprio (roaming).
Il roaming viene utilizzato in particolare dagli operatori telefonici di telefonia cellulare per permettere agli utenti mobili di collegarsi tra loro eventualmente utilizzando anche una rete non di loro proprietà dietro una quota di pagamento all’altro operatore.
L’Europarlamento ha anche approvato un dispositivo per assicurare la “neutralità della rete”, che vieta il blocco o il rallentamento della velocità dei dati per accedere a servizi come Skype o Google in concorrenza con gli operatori.
La notizia non è piaciuta affatto all’industria delle telecomunicazioni. Se tale riforma del settore andasse avanti, infatti, potrebbe limitare i profitti dei grandi gruppi. Ad essere a rischio, secondo Gsma, l’associazione dei principali operatori di telefonia mobile in Europa, anche gli investimenti futuri. Altro campo d’azione della riforma è il “coordinamento” a livello europeo per l’attribuzione delle licenze per lo spettro radio, attraverso cui passano servizi cruciali quali la Tv, la telefonia e internet mobile.
L’ultima parola spetta però agli Stati, questi ultimi dovranno scegliere a quale servizio attribuire più o meno frequenze. I gruppi telefonici, che in alcuni Stati hanno goduto o continuano a godere di un particolare legame con la politica (o almeno parte di essa), hanno un notevole radicamento nei palazzi del potere, molto di più di quello che possono esercitare nel Parlamento Ue e non è difficile pensare che non resteranno a guardare mentre qualcuno tenta di portare via una fetta dei loro proventi.
 
La riforma potrebbe, dunque, incappare nelle sabbie mobili degli interessi particolari senza vedere mai la luce; almeno nella versione approvata dal Parlamento Ue. Nonostante le lapalissiane difficoltà, la commissaria Kroes si è detta fiduciosa che il Consiglio Ue la possa approvare già prima della fine del mandato dell’attuale Commissione, che scade a fine ottobre.
Una bella gatta da pelare proprio durante il semestre di presidenza italiana; una riforma dalla quale non si può prescindere. È arrivato il momento anche nel campo delle telecomunicazioni di abbattere le “barriere doganali”.