Sondaggio QdS.it: commissariare la Regione e abrogare lo Statuto dei privilegiati

PALERMO – Ha fatto scalpore l’inchiesta del Qds di sabato 5 aprile scorso intitolata: “Abrogare lo Statuto dei privilegiati”. Numerose e diversificate le reazioni dal mondo politico ed imprenditoriale che si sono levate nel corso della seconda riunione della “Campagna etica 2014” (guarda il video) svoltasi lo stesso giorno a Palazzo dei Normanni a Palermo. Adesso il nostro giornale ha deciso di raccogliere la voce di tutti i siciliani che vorranno intervenire sull’argomento e lo farà attraverso un SONDAGGIO composto da due quesiti disponibili online sul nostro sito da oggi.
 
I quesiti sono i seguenti:
– Commissariare la Regione fallita?
– Abrogare lo Statuto dei privilegiati?
Fino a domenica 18 maggio sarà possibile esprimersi lasciando nome, cognome e email sul sito qds.it. Per completare la votazione basterà dare l’ok con una mail di conferma.
Il nostro giornale ha sottolineato, in più uscite, che l’Autonomia è stata usata male facendo ingrassare un Parlamento che quest’anno costerà 98 milioni di euro in più rispetto al Consiglio regionale della Lombardia. Le aziende sanitarie e ospedaliere, il 118 hanno accumulato personale in esubero fino a raggiungere la cifra spaventosa di 241 milioni di euro. Gli stipendi dei regionali sono in media il 37% più cari degli stipendi ministeriali, i pensionati regionali costano 328 milioni di euro in più rispetto alla media dei pensionati pubblici delle altre Regioni. Inoltre, mentre le leggi nazionali hanno ridotto i compensi di sindaci e assessori e il numero di consiglieri, in Sicilia la mancata applicazione delle stesse ha prodotto 160,8 milioni di euro di costi aggiuntivi.
Accanto alla citata sfilza di sprechi che vanno a favorire sempre i soliti noti, la Regione non è riuscita ad assicurare un lavoro a coloro che, restando fuori dalla sfera dei privilegiati, arrancano per trovare un’occupazione e così si è arrivati a 368 mila disoccupati nell’Isola. Le imprese continuano a chiudere (86 al giorno cessate nel 2013), 5 miliardi i debiti accumulati della Pa verso le imprese, 75% in meno di appalti in tre anni con il Pil crollato il doppio della media nazionale.
L’elenco, molto più lungo e articolato di nefandezze e mancate occasioni ha portato il nostro giornale ad optare per una linea editoriale che si rifiuta di tollerare i privilegi perpetrati per settant’anni.