Flessione del Pil Sicilia del 4,9%

PALERMO – Lo scorso 15 settembre il Governo ha depositato in Assemblea il Documento di programmazione economico-finanziaria 2010/2013.
Scatta il conto alla rovescia per le commissioni permanenti, le quali potranno disporre di 10 giorni, a partire dalla data di assegnazione, per procedere con la fase istruttoria del testo. Sono due i contestuali passaggi obbligati del documento di programmazione.
Il primo è la Commissione Bilancio, la quale potrà, nel quadro dell’istruttoria, convocare la magistratura contabile, per il parere tecnico.
Le osservazioni o eventuali proposte delle commissioni saranno, invece, relazionate e trasmesse alla Commissione Bilancio entro e non oltre i tempi fissati. Più breve è il tempo destinato alla fase successiva, in Aula.
L’iter parlamentare, disposto dall’art. 73 bis. 1c. del R.I. dell’Ars, dispone infatti che l’Assemblea approvi il documento di programmazione entro tre giorni. Il percorso legislativo, per quanto lineare, incontra un’inconsueta procedura, legata alla fase della delibera. Essa avviene attraverso un ordine del giorno, il quale può contenere anche integrazioni o modifiche del documento stesso. A fronte di più ordini del giorno, si vota per primo quello accettato dal Governo.
 
Al di là dei passaggi tecnici, è evidente che il rispetto della tempistica prevista costituisce la chiave di lettura, attraverso cui assume significato l’atto d’indirizzo disposto dal Governo. Collegato a doppio filo con il Dpef nazionale, il Dpef deve attenersi ai vincoli imposti dagli art.1 e 2 della L.R.10/1999, sia in riferimento ai contenuti che ai termini di presentazione. È rilevante in tal senso sottolineare che il documento è depositato dal Governo entro 30 giorni dalla data di presentazione alle Camere di quello nazionale. La correlazione dei tempi è dettata dall’esigenza di contestualizzare andamenti e previsioni contenuti nel Documento regionale, rispetto ai corrispondenti riferimenti nazionali.  Un aspetto su cui più volte si è soffermata la Corte dei Conti, bacchettando, non a caso, gli inquilini del Palazzo normanno.
“Il rispetto dei tempi non rappresenta un adempimento formale connesso a termini meramente ordinatori, ma una logica ed imprescindibile esigenza da cui dipende la possibilità dell’Assemblea di intervenire efficacemente nella fase di determinazione delle scelte programmatiche tracciate dal Governo”.
Tale nota,  trascritta nel dossier stilato dal Servizio Bilancio dell’Ars, è un richiamo ad una maggiore prontezza d’azione  dinanzi ad un’economia regionale addormentata.
L’ analisi sui  dati contenuti nel Dpef 2010/2013 condotta dal Servizio Bilancio, non lascia spazio a valutazioni generiche, ma ne osserva i dati di previsione. Ebbene, stando alle stime sull’andamento del Prodotto interno lordo, si registra un’inversione di tendenza a partire dal 2011, con un timido 0,3%, che raggiungerà lo 0,7% negli anni 2012 e 2013; il Pil nominale a prezzi correnti dovrebbe registrare una flessione del 2,9% per quest’anno, raggiungendo valori positivi a partire dal 2010. “Nonostante i segnali di ripresa previsti a partire da 2010 – si legge nel dossier – appare opportuno segnalare che, soprattutto a causa della recessione degli ultimi anni, il Pil reale del 2009, secondo le proiezioni a medio termine elaborate dal Fondo monetario internazionale, scenderà ai livelli del 2000 e recupererà il livello 2007 nel 2015. Rispetto ai dati riportati nel prospetto, le ultime stime dell’Istat, di Eurostat e dell’Ocse, registrano una variazione tendenziale del Pil pari a -0,6% rispetto al corrispondente periodo 2008. E conclude: “in occasione dell’esame del Dpef appare pertanto utile acquisire la valutazione del Governo sugli effetti di un’eventuale correzione, in negativo delle previsioni di crescita del Pil sulle variabili finanziarie e, in particolare, sulle previsioni relative alle entrate tributarie ed ai saldi tendenziali”.