Reati predatori, la Sicilia sorpassa la media italiana

PALERMO – La sicurezza delle città e della popolazione che le abita è dimensione essenziale della civile convivenza nonché importante indicatore di degrado della società.
Su di essa incidono i “reati predatori” (furti e rapine) che, destabilizzando la vita quotidiana, procurano quel senso di allarme ben noto a chi ne è vittima.
È questo il messaggio forte contenuto nel rapporto “Noi Italia 2014” dell’Istat che illustra i numeri di furti e rapine per il 2012, seguendone da vicino l’evoluzione storica.
Un’attenzione alle statistiche, finalizzata a “orientare le politiche di governo della sicurezza”, che si accompagna all’attenta definizione dei fenomeni studiati.
Così si legge nel rapporto: “Compie una rapina chi s’impossessa della cosa mobile altrui, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, mediante violenza alla persona o minaccia (art. 628 c.p.p.)”, mentre, tra i furti, “lo scippo indica l’azione violenta rivolta verso l’oggetto e non la persona”.
Una differenza non sempre netta al punto che, nel confronto con gli altri paesi europei, le cifre includono insieme rapine e scippi.
Quello che emerge è un quadro poco rassicurante: secondo le denunce di rapine (effettuate e tentate) da parte delle Forze di polizia all’Autorità giudiziaria nel 2012, dal 1985 al 1991 vi è stata una crescita esponenziale dei casi di rapine denunciate (da 42,2 a 69,1 per 100 mila abitanti), con un ulteriore aumento nel 2012 (+5,1% rispetto al 2011), per un totale di 71,6 per 100 mila abitanti.
Tali dati si collocano comunque al di sotto della media degli altri paesi dell’Ue, secondo le rilevazioni del 2010 (81 rapine per 100 mila abitanti contro 103 degli altri stati membri).
Il fenomeno si spiega con la diminuzione delle denunce sia di rapine che di scippi nel periodo 2008-2010.
Nel confronto tra le regioni italiane, la situazione nel Centro è pressochè stabile (+0,7%), mentre aumenti di maggiore entità si rilevano nel Nord-est (+7,6), Nord-ovest (+6,6) e Mezzogiorno (+5,5).
A livello regionale, la più grande inversione di tendenza si registra in Liguria (-4,5) e Lazio e (-3,3). La Basilicata resta la regione con il minor numero di rapine per abitante, mentre il più colpito è il Mezzogiorno (92,7 rapine per 100 mila abitanti), con un picco in Campania (169,6). La Sicilia si attesta sopra la media nazionale (91,4).
Analizzando il dato sui furti (furti in abitazione e scippi), il numero denunciato dalle Forze di polizia all’Autorità giudiziaria nel 2012 è pari a una media nazionale di 2.554 per 100 mila abitanti, con un aumento del 14,8% rispetto al biennio 2010-2012.
In particolare, gli scippi sono cresciuti del 40,5% rispetto al 2010, mentre i furti in abitazione sono aumentati del 40,3% nel biennio 2010-2012.
Il Mezzogiorno fa registrare 1.875 denunce per 100 mila abitanti per il complesso dei furti, collocandosi così al di sotto della media nazionale; analoga situazione per i furti in abitazione (259,7 per 100 mila abitanti, su una media nazionale di 398,6).
Detiene invece il primato per gli scippi (45,1 per 100 mila abitanti a fronte della media nazionale di 33,6). Il dato più alto si registra in Campania (67,2), seguita dalla Sicilia (56,7).
 

Rischio criminalità. Percepito dal 28,1% delle famiglie nel Mezzogiorno
Accanto ai reati predatori, altro elemento che influenza la sicurezza dei cittadini e la loro qualità di vita è la percezione del rischio di criminalità nella zona di residenza.
La paura del crimine non corrisponde all’esperienza diretta della violenza e il senso percepito di sicurezza non dipende dalle misure protettive adottate.
Il rischio di criminalità risulta “molto o abbastanza” presente, secondo l’indagine multiscopo Istat “Aspetti della vita quotidiana” che rileva annualmente aspetti fondamentali della vita quotidiana degli italiani.
Nel 2013 tale percezione passa da 26,4 a 31%, e riguarda il 33,4% delle famiglie nel Nord-ovest, il 28,4% nel Nord-est, il 34,3% al Centro e il 28,1% nel Mezzogiorno, con la sola Campania al 36,1%. I dati migliori si registrano nella provincia autonoma di Bolzano (8,5%) e nel Molise (9,4%).
Rispetto al 2012 l’aumento è di oltre 5 punti nel Nord-ovest e nel Centro e di 3 nel Mezzogiorno. Il dato del 2013 rompe il trend decrescente in atto dal 2008.