Se la società siciliana funzionasse in modo ordinato, come prima indicato, potrebbe prendere corpo il progetto di riequilibrio fra i diversi ceti, in modo tale che i meritevoli abbiano i giusti premi e coloro che demeritano siano emarginati.
In questo quadro di riequilibrio, i soliti parrucconi continuano a dire che i tagli della spesa pubblica improduttiva e clientelare toccano i servizi, omettendo di dire, invece, che tali tagli tendono a eliminare i privilegi di corporazioni che li hanno accumulati nei decenni.
I tagli della spesa improduttiva e clientelare, anzi, servono a recuperare risorse da destinare utilmente a investimenti per il riassetto idrogeologico del territorio, per aprire i cantieri delle infrastrutture, per creare eventi attrattivi di turisti.
Le risorse recuperate da tali tagli servono anche per cofinanziare i Fondi europei bloccati del settennio 2007/2013 proprio perché le dissennate Giunte regionali hanno preferito pagare i cedolini dei loro clienti piuttosto che finanziare le attività.
L’elenco dei siciliani privilegiati e quello dei siciliani danneggiati è pubblicato per l’ennesima volta nelle pagine interne. Sfidiamo qualunque siciliano onesto a negare tale evidenza. Non ci importa di coloro che la negano, proprio perché sono disonesti.
Tagliare si può, addirittura aumentando la qualità dei servizi per cittadini e bisognosi. Spendere di meno per fare di più: ecco lo slogan che bravi burocrati e bravi politici dovrebbero usare, non per dare fiato alla propria bocca ma per imprimere ai loro atti e ai loro comportamenti l’indispensabile accelerazione per raggiungere al più presto gli obiettivi di interesse generale.
Non c’è più tempo, bisogna correre anche a costo di non fare completamente bene qualche cosa. Tutti quelli che cercano di rallentare il processo di riequilibrio fra siciliani danneggiati e siciliani privilegiati intendono mantenere i secondi a scapito dei primi. Il che è un comportamento socialmente riprovevole.
Abbiamo citato il quotidiano La Sicilia, con cui ho iniziato questo lavoro nel 1975, per la sua linea editoriale di critica costruttiva nei confronti della Regione e del suo presidente. Chiediamo che gli altri due quotidiani regionali, nonché le televisioni, imbocchino la stessa strada a tutela dei siciliani che non hanno voce e delle imprese, che costituiscono il vero motore dell’auspicata e immediata crescita della Sicilia.