è una manfrina continua. Sulle pagine dei quotidiani e nei telegiornali si continua a scrivere e parlare di stipendi, di emolumenti, di indennità. Neanche un rigo che riguardi lo sviluppo e la creazione di nuovo lavoro, autonomo e dipendente.
D’altra parte, i consiglieri-deputati regionali fanno resistenza a tagliare privilegi propri, quelli del personale Ars e dei dipendenti della Regione. Soprattutto, in questa manovrina non c’è cenno all’azione principale che questa Giunta dovrebbe fare e cioè quello di adeguare le spese di qualunque amministrazione regionale o locale a processi, costi e fabbisogni standard.
Questa è la chiave per ottenere due risultati importanti: a) dare efficienza alla macchina organizzativa della Pa; b) combattere efficacemente la corruzione dilagante, piccola e grande.
Vi sono altri due strumenti per combattere la cancrena che si è diffusa nella Pa siciliana a tutti i livelli: primo, digitalizzare tutti i procedimenti, in modo che le istanze di imprese e cittadini siano tracciabili, dall’incardinamento del protocollo digitale dell’ente, all’uscita del provvedimento amministrativo, anch’esso protocollato in modo digitale.
Secondo, istituire i Niai (Nuclei investigativi affari interni) sul modello anglosassone. Ogni nucleo dovrebbe essere composto da persone esterne all’amministrazione ed avere il compito di controllare se tutti i dirigenti e dipendenti rispettino sostanzialmente (e non formalmente) le procedure, se vi siano infiltrati dall’esterno che offrono mazzette, se vi siano dipendenti e dirigenti che prendono mazzette.
Il Nucleo sospetterebbe subito nel momento in cui dovesse accorgersi che un fascicolo elettronico restasse fermo in un ufficio più di quanto dovrebbe. Se ne accorgerebbe dal tempo di stasi.
I processi dovrebbero essere standard, ovviamente digitali, nei quali sono indicati i tempi di evasione di ogni ufficio.Va da sè che tali processi standard dovrebbero essere ridotti all’osso con un numero di passaggi molto limitato. E poi dovrebbe esserci un articolo unico, valido per tutti i livelli di amministrazione, secondo il quale un provvedimento richiesto si intende approvato, se non negato in trenta giorni.
Altro strumento efficace è il riferimento al costo più basso dell’acquisto di beni e servizi, nonché al costo standard. Con una legge regionale tutti gli enti locali e non territoriali della Sicilia, Regione compresa, dovrebbero pubblicare sui siti gli acquisti, fattura per fattura. Ma questo non sarebbe sufficiente. Gli uffici dovrebbero essere obbligati ad acquistare beni e servizi al prezzo più basso della stessa tipologia di beni e di servizi acquistati da altri enti, ovvero ai costi standard pubblicati sul sito della Regione, bene per bene, servizio per servizio.
Nell’organizzazione delle Pa, dei diversi livelli, dovrebbe essere introdotto il metodo del fabbisogno standard non solo di risorse finanziarie, ma anche di risorse professionali, suddivise per tipo e quantità. Ovviamente tali fabbisogni scaturirebbero dal Piano aziendale, strumento principe di ogni organizzazione pubblica, che produce servizi senza scopo di lucro.
Non abbiamo notizie che alcun sindaco della Sicilia abbia fatto ricorso a costi, processi e fabbisogni standard. Non hanno competenze o vogliono nascondere i propri inghippi? Fate voi.
I quasi sessantamila precari, forestali, Pip, Lsu e compagnia cantando dovrebbero essere mandati a casa perché già da privilegiati hanno goduto a sufficienza. Li definiamo ancora una volta privilegiati perché sono entrati nelle amministrazioni siciliane senza concorso, cioè in base a raccomandazioni. Con le risorse liberate si potrebbero cofinanziare i progetti già finanziati dall’Ue e aprire migliaia di cantieri con l’attivazione di decine di migliaia di posti di lavoro.
Basta posto fisso, basta stipendi pagati a go-go, ognuno che percepisce un euro, pagato faticosamente con le imposte che i siciliani versano, se lo deve meritare.
Il bilancio regionale è falso, l’abbiamo scritto piu volte. La prima falsità sta nell’avanzo finanziario di 7,3 miliardi, di cui la Corte dei Conti ha comunicato che 3,6 miliardi di crediti sono fasulli, cioè inesigibili. Il bilancio va scritto con equità, verità e professionalità. Basta eccesso di dirigenti strapagati senza merito e senza risultati.