Infrastrutture digitali, la Sicilia al palo

PALERMO – Sotto il naso ci sono soldi belli e pronti per essere spesi in investimenti tecnologici, di cui la Sicilia è sicuramente indietro rispetto a tante altre realtà del territorio nazionale e si può dire anche europeo. Eppure ancora non si attinge a questi fondi perché la Regione non ha portato avanti le necessarie procedure burocratiche per potere accedere al programma.
L’opportunità in questione si chiama “Buoni-innovazione” o “Innovation vouchers”, secondo la definizione dell’Unione Europea che li finanzia con i fondi strutturali, potrebbero dare alle piccole e medie imprese siciliane, già nel secondo semestre di quest’anno, nuove chance sul fronte delle infrastrutture digitali dell’azienda.
Ogni buono ha un valore di 10 mila euro e rappresenta una agevole linea di credito a fondo perduto, a sostegno della competitività e della crescita. Ma da qui in poi arrivano i nodi al pettine: “è necessario che la Regione adotti al più presto le linee-guida del programma” fa notare l’Abm Merchant Med, che quindi accende i riflettori sulla questione, finora ignorata dal dibattito economico e politico. “l’Ue stabilisce – spiega Giovanni Savalle, coordinatore di Abm Merchant Med – che micro, piccole e medie imprese possano utilizzare i voucher ottenuti, sia sul versante del rapporto col mercato che scambiando questi buoni con servizi ad alta tecnologia di altre aziende, università, centri di ricerca o altri fornitori. Le imprese, a monte, dovranno dotarsi di un piano di investimenti digitali, ma la Regione deve fare la sua parte”.
Il tema è stato oggetto di dibattito, per la prima volta, a Castelvetrano, nel trapanese. L’intento, nella promozione di questo appuntamento, è stato quello di offrire le istruzioni per l’uso alle piccole e medie imprese nell’attesa che la Sicilia vada a varare i bandi e segua l’esempio delle regioni spagnole Murcia ed Extremadura, i cui piccoli imprenditori sono stati i primi in Europa a beneficiare di quest’opportunità. I lavori sono stati coordinati da Daniele Guglielmino, amministratore di Infodataweb, società che opera in partnership con Seat Pagine Gialle, la quale, recentemente, ha stretto alleanza con un colosso mondiale dell’hi-tech, del calibro di Google. “Le piccole imprese che usano i servizi digitali – ha sottolineato nei giorni scorsi la vicepresidente della Commissione europea Neelie Kroes – registrano una crescita due volte più rapida, esportano il doppio e creano il doppio di nuovi impieghi”.
Qualcosa comunque comincia a muoversi sul piano dell’innovazione tecnologica in Sicilia. C’è ad esempio un freschissima novità per i giovani siciliani che potranno effettuare videocolloqui su Skype e consegnare i curricula senza muoversi da casa. Si è svolto il primo “Virtual Career Day”, evento di selezione del personale che si effettua esclusivamente on-line sul portale risorsedisicilia.it e che ha messo in contatto le imprese con diplomandi, diplomati, laureandi e neolaureati di tutta la Sicilia. L’iniziativa è stata ideata da Risorse di Sicilia, un progetto promosso da Associazione Lavoratorio, realtà giovane fondata da siciliani under 30, ed è ufficialmente riconosciuto dal ministero dell’Istruzione.
 

 
L’approfondimento. Nell’agroalimentare qualcosa inizia a muoversi

Chi invece sta muovendo i primi passi per attrezzarsi tecnologicamente in Sicilia sono le imprese che operano nel settore dell’agroalimentare. Nonostante la crisi, le limitate sinergie e la rete locale quasi assente, le aziende dell’Isola investono nella innovazione tecnologica e nel capitale umano. Nel corso di un convegno organizzato a Trapani sui temi dell’innovazione tecnologica e del capitale umano per le aziende dell’agroalimentare siciliano è emerso che c’è una grande sensibilità verso l’innovazione. Situazione testata da Fondimpresa che ha finanziato un piano formativo che ha riscosso successo: 89 aziende, di sette delle nove province siciliane, hanno aderito a questo piano che in un anno ha realizzato 3 mila ore di formazione destinate a mille dipendenti in 155 edizioni corsuali. Qualificare e specializzare le imprese attraverso la valorizzazione del capitale umano è certamente l’obiettivo raggiunto dopo un anno di formazione programmata secondo un’attenta analisi dei fabbisogni delle aziende strettamente legati agli obiettivi di crescita e al rafforzamento delle competenze. Molte aziende tradizionali hanno investito e avuto i loro profitti, uscendo quindi fuori dallo stereotipo culturale di continuare a lavorare con mezzi non al passo con la velocità dei tempi moderni.