Le cinque Regioni a Statuto speciale hanno dato il cattivo esempio a quelle ordinarie, previste dall’art.123 della Costituzione e normate con legge 22 maggio 1971, numerate dal n.338 al n.350. Tutte hanno moltiplicato le spese per burocrazie inefficienti ed elefantiache, e per politici famelici e disonesti.
Fra esse, però, vi sono state parecchie Regioni che hanno imboccato la via virtuosa, raggiungendo un rapporto buono fra spese e servizi offerti a cittadini e imprese. Occorre che il Governo responsabilizzi le Regioni che non funzionano, affinché imbocchino il percorso virtuoso, piaccia o non piaccia.
Bisogna cominciare a tagliare i privilegi. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha finalmente dato una prima indicazione in questa direzione: chiamiamo molti dei diritti acquisiti con il loro nome, privilegi acquisiti. è stata la stratificazione dei privilegi che ha appesantito la macchina pubblica ogni oltre dire, rendendola inefficiente e parzialmente corrotta.
Tagliare i privilegi correnti e i privilegi acquisiti: ecco da dove deve partire l’azione di Governo, delle Giunte regionali e dei sindaci. Senza questa opera di bonifica il Paese non si risolleverà e non potrà eliminare la cancrena della corruzione.
Non avere speso dieci miliardi su sedici di fondi Ue e Fas perché la Regione non li ha potuti co-finanziare, preferendo coltivare il clientelismo e i privilegiati perché raccomandati, è una colpa gravissima di Cuffaro, Lombardo e ora di Crocetta.
Altra colpa gravissima è non avere istituito il Nucleo investigativo affari interni (Niai), formato da persone notoriamente integerrime, col compito di mettersi a caccia di corruzione ed inefficienza, altra causa della prima.
Crocetta continua a fare denunce alla Procura della Repubblica di Palermo. Fa bene! Ma questo è il comportamento di chi vuole scaricare all’esterno le proprie responsabilità istituzionali. Se costituisse il Niai potrebbe setacciare tutti i dipartimenti, le aree, i servizi e le unità operative della Regione, e scovare prima dell’Autorità giudiziaria le tante porcherie che si annidano al loro interno.
La caccia alla corruzione e il ripristino dell’efficienza sono una precondizione del ritorno all’ordinaria amministrazione che in Sicilia manca da trent’anni. Senza di essa non vi è possibilità della crescita.
Ovviamente anche i sindaci devono istituire i Niai o sono perduti.
Basta corruzione, inefficienza e depressione economica. Ora ci vuole una rapida svolta.