Crocetta è una brava persona, così ci dicono, ma inadatto a fare il presidente della Regione: un’azienda pubblica con un bilancio effettivo di oltre 15 miliardi, che gestisce altri sedici miliardi di fondi europei e statali.
Se queste enormi risorse fossero impiegate per attività produttive, cantieri di opere pubbliche, riassetto idrogeologico del territorio, campagna per la ristrutturazione antisismica di 1,3 milioni di immobili e per tutti i piani che abbiamo più volte pubblicato, l’economia siciliana ripartirebbe ed entro dodici mesi funzionerebbe molto bene.
Condizione essenziale, l’abbiamo scritto più volte, sarebbe l’eccellente funzionamento delle pubbliche amministrazioni regionali, comunali e degli altri enti, il che significherebbe tagliare tutte le spese clientelari inutili che alimentano la corruzione e l’inefficienza.
Se Crocetta avesse il quid politico, dovrebbe capire che la redde rationem è arrivata perché non ci sono più risorse per pagare il clientelismo. Dovrebbe dire a tutti i raccomandati-privilegiati, che attendono lo stipendio, che si creino un lavoro fuori dai palazzi, sottolineando che non è piu possibile dare loro stipendi e non darli ai 368 mila disoccupati.
Se Crocetta usasse il metodo renziano (più volte abbiamo scritto che non c’è quello siciliano), dovrebbe avere il coraggio di dimettersi e ripresentarsi: i siciliani che vogliono cambiare questo stato comatoso lo voterebbero, noi per primi, perché avrebbe dimostrato coraggio e capacità di intuizione.
In queste condizioni, domenica 25 maggio, assumiamo una posizione chiara e netta, come facciamo in occasione di ogni competizione elettorale. In queste condizioni, ripetiamo, non possiamo invitare i siciliani a votare per alcun partito, anche se si tratta di elezioni europee, perché è necessario dare un segnale forte di intolleranza e di indignazione verso un ceto politico regionale incapace di affrontare i gravissimi problemi e di approntare efficaci soluzioni.
La nostra posizione, e l’invito che facciamo agli elettori siciliani, è di dare codesto segnale andando a votare in massa e scrivendo NO sulla scheda, con ciò annullandola. Sia chiaro che non si tratta di scrivere NO all’Europa, perché noi siamo europeisti convinti, anche se l’Unione ha bisogno di riforme.
Scrivere NO significa il rifiuto di questo comportamento indecoroso e della conseguente perniciosa inconcludenza, madre della recessione.