Scusatemi per i numeri, ma essi, nella loro semplicità, sono efficaci e denotano un sistema di gestione della Rai incapace di ottenere i massimi risultati con i minimi costi. Non è possibile che con 13 mila dipendenti i prodotti della Rai siano esterni per quasi il 70% e costino 1,8 mld.
Non è possibile che essa abbia decine di canali con ciascuno un direttore e una struttura, e 24 sedi locali con un solo e validissimo direttore, Vincenzo Morgante. Non è possibile che la sede di Sassari goda di una superficie di 1.000 metri quadrati e sembra vi lavorino solo 7 persone.
Non è possibile pagare conduttori a botte di 2 mln l’anno (Fazio), e tantissimi altri che hanno incarichi e consulenze non adeguate alla competitività e all’efficienza che vi deve essere necessariamente in una società per azioni.
In questo quadro preciso dichiarato dal nostro ente televisivo, Renzi ha chiesto di dare un contributo di 150 milioni di euro, che serve parzialmente per coprire gli 80 euro in busta paga a chi ne aveva di bisogno, senza entrare doverosamente nel come. Ma qualunque amministratore sa che intervenendo con professionalità e competenza in ciascuno dei capitoli di bilancio è facile risparmiare mediamente il 5%, necessario a saldare il contributo al governo.
Vendere sul mercato uno o due canali, in modo che ne resti uno sostenuto dal canone. Snello, che faccia cultura e informazione obiettiva, con un 1,8 mld d’introiti, si potrebbe pienamente mantenere e non inseguire più l’audience che serve per vendere pubblicità ma non per aumentare la qualità del servizio informativo.
Potrebbe mantenere un secondo canale commerciale sostenuto esclusivamente dalla pubblicità, concorrenziale e competitivo a gestione separata, in modo da non confondere costi e ricavi tra il primo e il secondo. E il terzo canale da vendere sul mercato a corporate nazionali o internazionali, che aumenterebbe la competizione: per esempio il gruppo di Urbano Cairo e la Sky del pescecane australiano Rupert Murdoch.
Non sappiamo se il giovane Renzi sarà capace d’intervenire in questo centro di potere che è al servizio di pochi e contrario ai cittadini, ma gli auguriamo di farcela nell’interesse di tutti gli italiani.